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La memoria pubblica tra celebrazione e cancellazione

La memoria pubblica tra celebrazione e cancellazioneSergio Mattarella alla cerimonia per il cinquantesimo anniversario del conferimento della medaglia d’oro al valor militare al Comune di Stazzema – LaPresse

Stragi naziste Partire dalla parole di Mattarella a Stazzema per restituire la dimensione dialettico-valoriale che connette passato e presente

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 3 marzo 2020

Nel 50° anniversario del conferimento della medaglia d’oro al valor militare al Comune di Sant’Anna di Stazzema, teatro della strage nazifascista del 12 agosto 1944 che provocò 560 vittime civili, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ribadito due concetti essenziali relativi alla dimensione dialettico-valoriale che connette passato e presente. Il Capo dello Stato da un lato ha sentito la necessità di riaffermare che l’idea di Europa unita sia stata politicamente nata come «la vera risposta di civiltà alla ideologia di oppressione che nazismo e fascismo volevano imporre ai nostri popoli», dall’altro non ha mancato di indicare come proprio la Ue realizzata finora sia ancora «fragile e imperfetta».

Il luogo in cui queste parole sono state pronunciate richiama in modo diretto uno dei fattori di tali visibili e profonde fragilità, specialmente in tempi di «populismo storico» e crisi economico-sociale, ovvero la memoria pubblica del continente, la sua eredità fondativo-valoriale, la definizione di chiavi di lettura in grado di determinare una solida trasmissione di due elementi indispensabili a qualsiasi società: 1) la consapevolezza che sia esistito un passato da cui il mondo attuale proviene; 2) la comprensione dei caratteri storici che hanno determinato il processo di transizione dal quel passato al giorno d’oggi.

In sintesi, dunque, il senso della storia nella società contemporanea. La Toscana, con l’Emilia-Romagna, fu la regione italiana più colpita dalla «guerra ai civili» realizzata lungo la «linea gotica» dall’esercito nazista e dai collaborazionisti fascisti di Salò, pagando un tributo di circa 4.500 vittime.

L’auspicio è che le parole di Mattarella pronunciate a Sant’Anna di Stazzema rappresentino un impulso a sostenere l’appello (pubblicato da il manifesto il 28 dicembre scorso) dei familiari delle vittime delle stragi nazifasciste di Padule di Fucecchio, di Mommio, di Grizzana, Marzabotto, Monzuno e di due figli di militari italiani uccisi a Cefalonia che, con il supporto del magistrato Luca Baiada, chiedono sia di avviare un procedimento civile di risarcimento contro lo Stato tedesco sia il sostegno in questa causa delle istituzioni della Repubblica italiana.

Il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha annunciato il suo impegno nel verificare la possibilità di costituire la Regione stessa al fianco dei familiari delle vittime mentre la recente nomina alla carica di Presidente del Partito Democratico di Valentina Cuppi, sindaca di una città martire come Marzabotto e già attenta ed efficace contestatrice della Risoluzione europea del 19 settembre scorso che equiparava nazismo e comunismo, lascia sperare che su questo tema le forze politiche europeiste e non «sovraniste» non si rifugino di nuovo nel principio di realpolitik che finora ha impedito di ottenere giustizia a chi ha subito la misura distruttiva dell’ordine nazifascista sull’Europa.

Il nostro tempo smemorato certo non sembra favorevole a processi di rielaborazione critica del passato, basti pensare che tra qualche giorno al Museo di Roma in Trastevere verrà dedicata una giornata di studi ed una mostra all’ingegnere italo-tedesco Rodolfo Stoelcker che con la sua impresa di costruzioni collaborò attivamente col regime nazista nei lavori di edificazione delle fabbriche intorno ad Auschwitz in cui furono costretti a lavorare da schiavi i prigionieri dei lager durante gli anni delle deportazioni e dello sterminio di massa.

Tuttavia è proprio quello più buio, rammentava Bertolt Brecht, il tempo in cui è necessario non tacere.

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