La memoria incenerita
Patrimonio L'incendio alla biblioteca storica di Mosca è una vera catastrofe culturale, l'istituto conservava 14 milioni di documenti in lingue antiche, moderne, europee, orientali e in russo, rare edizioni dei secoli XVI-XX
Patrimonio L'incendio alla biblioteca storica di Mosca è una vera catastrofe culturale, l'istituto conservava 14 milioni di documenti in lingue antiche, moderne, europee, orientali e in russo, rare edizioni dei secoli XVI-XX
Nel romanzo di Michail Bulgakov, Il Maestro e Margherita, Woland si allontana da Mosca, lasciando dietro di sé una città apocalittica, in preda alle fiamme. Prima di partire, Woland restituisce al Maestro il manoscritto che questi aveva bruciato a causa delle continue persecuzioni (perché rukopisi ne gorjat, i manoscritti non bruciano) e lo libera insieme a Margherita, per trasportarli in un aldilà idilliaco. Questa celebre frase è molto significativa nella biografia di Bulgakov stesso, perché anche il diario dello scrittore, sequestrato dalla polizia politica nel 1926, fu poi bruciato dall’autore stesso quando riuscì a riaverlo, nel 1929. Ma una copia, riaffiorata dagli archivi del Kgb, è stata pubblicata nel 1989, rendendo realtà quella che era solo una battuta di Woland.
Nella notte fra venerdì 30 e sabato 31 gennaio 2015 a Mosca, milioni di libri, documenti e antichi manoscritti si sono accartocciati nel fuoco per più di ventiquattro ore a causa di un incendio scoppiato nella biblioteca dell’Istituto accademico dell’Informazione scientifica sulle Scienze sociali (Inion). Un disastro che è stato paragonato a quello di Cernobyl (sul versante culturale) da alcuni commentatori.
L’edificio in cui ha sede la biblioteca, fondata nel 1918 (dal 1936 fa parte dell’Accademia delle Scienze, dal 1969 ha lo status di Istituto di ricerca scientifica), si trova nella periferia sud-ovest di Mosca, a Ceremuški, un quartiere costruito nella metà degli anni Sessanta e caratterizzato dalla presenza di numerose istituzioni scientifiche (l’Istituto storico germanico, il Centro di Studi franco-russi, l’Istituto di scienze matematiche, l’Istituto di scienze mediche); al giorno d’oggi, è diventato uno dei quartieri più ambiti dalle classi alte.
Il rogo ha causato seri danni non solo a libri e manoscritti, ma anche all’edificio stesso che costituiva uno dei migliori esempi del modernismo sovietico. Le facciate in vetro e i soffitti del terzo piano sono crollati e, secondo quanto dichiarato dal direttore della biblioteca, Jurij Pivovarov e difficilmente il palazzo potrà essere ricostruito in tempi brevi.
Il disastro assume proporzioni ancora maggiori se si considera che il nucleo della biblioteca proveniva da antiche collezioni dell’Accademia delle Scienze Commerciali, del Liceo Katkov, dal Comitato della Borsa, di circoli artistico-letterari, di biblioteche economiche private (I. Goldstein, E. Egorov), a cui si erano aggiunte nel corso degli anni preziose acquisizioni. Con più di 14 milioni di documenti in lingue antiche, moderne, europee, orientali e in russo, rare edizioni dei secoli XVI-XX, oltre a documenti unici in Russia – come quelli relativi alla Lega delle Nazioni e alle organizzazioni internazionali (Onu, Ilo, Unesco), resoconti parlamentari di Usa (dal 1789), Inghilterra (dal 1803), Italia (dal 1897) – la biblioteca era la più fornita in Europa per quel che riguarda il settore politico e sociale.
Almeno il 20 per cento di questi preziosi fondi librari sono stati seriamente danneggiati, se non ridotti in cenere. Insomma, siamo di fronte a una vera e propria tragedia causata dall’incuria, dalla scarsità di mezzi e da un sistema antincendio del tutto inadeguato, anche se, come hanno suggerito alcune voci critiche apparse su internet, la mano dell’uomo potrebbe non essere estranea. La radio Eco di Mosca, una delle poche non allineate su posizioni filogovernative, e il giornale Kommersant, pur sottolineando l’assenza di riscontri oggettivi, riportano quanto scritto sul suo blog da Aleksej Gusev, deputato della circoscrizione di Ceremuški: nella riunione del Consiglio circoscrizionale del 18 dicembre 2013 sarebbe stata posta all’ordine del giorno la costruzione di una chiesa e di un parcheggio multipiano esattamente nello stesso posto in cui si trova la biblioteca.
Le autorità hanno escluso la possibilità che l’incendio possa essere di origine dolosa perché il terreno su cui sorge l’edificio che ospita l’Istituto di ricerca e la biblioteca sono di proprietà federale (e non municipale) e inoltre manca la documentazione relativa al progetto di una nuova costruzione. Pare, quindi, che l’incendio sia dovuto al cattivo funzionamento di un cavo elettrico: incidenti del genere erano già avvenuti in passato ma i guasti erano stati tamponati solo superficialmente.
La distruzione di quello che era uno dei più importanti centri di ricerca del paese ha comunque turbato le coscienze di migliaia di persone, anche lontane dalla scienza, che si sono mobilitate su internet per firmare una petizione indirizzata al premier Dmitrij Medvedev e al presidente Vladimir Putin con la richiesta di intraprendere al più presto i lavori di ricostruzione dell’edificio, mantenendo invariata la destinazione.
La rinascita della biblioteca ora dipende solo dalla volontà politica e dalle risorse finanziarie che verranno destinate alla sua ricostruzione e si può sperare che nella Russia di oggi l’emblematica frase di Michail Bulgakov continui ad essere valida.
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