Se la Biennale d’arte di Venezia numero 56, guidata dal nigeriano Okwui Enwezor, si lancerà verso mondi futuri, senza chiudere gli occhi di fronte alle macerie ai piedi dell’Angelus Novus di Benjamin, affidandosi al fantasma di Marx e alla presenza in Laguna (oltre, naturalmente, agli artisti), di un economista come Thomas Piketty, il padiglione Italia, invece, ripartirà da sé, dalla sua mappatura genetica, un dna che mescola insieme parole che oggi suonano desuete: stile, avanguardia, memoria. Non teme di pronunciarle, una dopo l’altra, Vincenzo Trione, presentando alla stampa la sua mostra: Codice Italia – che vedremo all’Arsenale di Venezia a...