Italia

La Melegnano antirazzista sfila per Bakary

La Melegnano antirazzista sfila per Bakary

Melegnano Al corteo anche i genitori adottivi del ragazzo senegalese minacciato di morte

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 24 febbraio 2019

Quasi duemila persone ieri pomeriggio hanno partecipato alla fiaccolata antirazzista organizzata dal comune di Melegnano, centro del milanese amministrato dal centrosinistra, in solidarietà con il ventiduenne senegalese Bakary Dandio e i suoi genitori adottivi, Paolo Pozzi e Angela Bedoni, vittime di minacce.

Nella piazza antistante il Castello Mediceo si sono ritrovati cittadini, associazioni come Libera, l’Anpi, gli scout oltre agli amministratori dell’hinterland. Fischietti, tamburi, lo striscione «Facciamoci sentire» e le scritte sul cartone «Siamo tutti Bakary», il corteo è arrivato alla stazione dove ha trovato un drappello di contromanifestanti che esibiva simboli nazisti. Dalla fiaccolata sono partiti i fischi ma non si è arrivati al contatto: le forze dell’ordine hanno allontanato i provocatori.

Lunedì scorso la famiglia ha trovato nell’androne del palazzo dove vive la scritta «ammazza al negar» con accanto una svastica al contrario, la settimana precedente il messaggio era stato «pagate per questi negri di merda». Bakary è arrivato in Italia cinque anni fa: rischiava di finire per strada, un sacerdote tre anni fa l’ha messo in contatto con Pozzi, che fa il volontario, la famiglia l’ha accolto in casa e, dallo scorso ottobre, l’ha adottato ufficialmente. «Ci fa rabbia che un ragazzo che lotta per trovare un nuovo equilibrio rischi di perderlo perché qualcuno scrive una cosa del genere – ha spiegato il padre dopo la secondo minaccia -. Ha ancora i segni delle frustate, di quando lo picchiavano nei centri di detenzione in Libia».

E la madre: «Ci siamo preoccupati ma non abbiamo paura. C’è qualcuno che chiude i porti, io dico costruiamo ponti. Quello che sta accadendo in Italia è amplificato anche da politici come Matteo Salvini, il problema è che l’immigrazione non è un problema. Il decreto sicurezza mette in difficoltà molte persone».

Alla fiaccolata Pozzi ha spiegato: «Chiediamo soltanto di tornare alla nostra vita. Tutte queste presenze sono inaspettate, ci fa piacere. Bakary patisce questa situazione ma sta bene». La famiglia ha sporto denuncia dopo ogni episodio. Ieri il vicepremier Luigi Di Maio, glissando sullo politiche del governo, ha commentato: «Tutto quello che stiamo vedendo in questi giorni va condannato con fermezza. Lo stato deve sempre prendere posizione su casi del genere».

L’altro vicepremier, Salvini, aveva invece tirato dritto: «Rispetto il dolore di una mamma, abbraccio suo figlio e condanno ogni episodio di razzismo. E la signora rispetti la richiesta di sicurezza e legalità che arriva dagli italiani, che io concretizzo da ministro. Il decreto sicurezza non c’entra niente».

Sulle scritte di Melegnano era intervenuto anche il presidente della Camera, Roberto Fico: «Davanti a episodi gravi di razzismo e antisemitismo bisogna pronunciare parole dure e nette. Bakary e la sua famiglia non sono soli. Occorre condannare con forza ogni gesto e parola che possono minare il perimetro della nostra civiltà, fondata su uguaglianza e solidarietà».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento