La marea in protesta: sfida a caldo e cariche della polizia
Le mobilitazioni contro il G20 In piazza con le parole d’ordine: Giustizia sociale, giustizia climatica, reddito e welfare per tutti
Le mobilitazioni contro il G20 In piazza con le parole d’ordine: Giustizia sociale, giustizia climatica, reddito e welfare per tutti
Cariche, manganelli e lanci di fumogeni. Vent’anni dopo Genova, la risposta dei potenti della terra a chi prova a ricordare loro che una altro mondo è possibile, non è cambiata di una virgola.
«CI HANNO VOLUTO MOSTRARE il vero volto del capitalismo barricato dentro l’Arsenale, al di là di tutte i proclami ipocriti che fanno su resilienza e conversioni ecologiche» dice una ragazza che si teneva la testa sanguinante per una manganellata. Eppure, la manifestazione era cominciata in maniera pacifica. Almeno 1.200 persone hanno accolto l’appello della rete We Are Tide You Are Only G20 e hanno raggiunto la fondamenta delle Zattere per protestare contro il summit della finanza al grido di «Giustizia sociale, giustizia climatica, reddito e welfare per tutti».
Appuntamento alle 14,30 sotto un solleone da climate change col termometro che passava i 30 gradi. Ad offrire un po’ di fresco solo l’ombra dei gazebo delle varie associazioni che hanno costituito la rete contro il G20, con quello dei No Grandi Navi a far gli onori di casa.
Tanti gli interventi che si sono succeduti al microfono per ricordare che il clima non fa sconti a nessuno e che se vent’anni fa il conflitto era tra capitale e lavoro, oggi è tra capitale e vita. «Noi questo lo abbiamo capito – spiega Tommaso Cacciari, uno dei portavoce della rete – i potenti che si sono asserragliati dentro l’Arsenale, no. Non possiamo accettare che le loro scelte condizionino il futuro di tutta l’umanità. Oggi, a differenza di vent’anni fa, la giustizia climatica è al centro delle rivendicazioni di tutti i movimenti e ci aiuta a superare le differenze. Ma per i ministri che sono barricato dentro l’Arsenale non è cambiato nulla». La rete We Are Tide You Are Only G20, noi siamo la marea voi siete solo il G20, nasce a Venezia contro il summit della finanza ma non finirà a Venezia, perché tornerà in piazza in tutte le altre città italiane in cui si svolgeranno i G20 ed è solo il primo passo di un percorso che si concluderà a Glasgow, in occasione della prossima Cop sul clima.
LA PANDEMIA e, soprattutto, la suddivisione del summit in tanti vertici da svolgersi in altrettante città, hanno impedito una partecipazione internazionale alla manifestazione delle Zattere, ma sono comunque intervenute le principali realtà ambientaliste del Paese, da Stop Biocidio Campania ai No Tav della Valsusa, sino ai Fridays For Future e a Extinction Rebellion. Dentro la rete We Are Tide ci sono anche sindacati di base come i Cobas e l’Adl, associazioni transfemministe come Non Una di Meno e anche due partiti politici come Rifondazione e i Verdi, entrambi presenti all’iniziativa di ieri con i loro attivisti.
Una manifestazione pacifica fino a quando è partito il corteo con l’obiettivo di violare la zona rossa e raggiungere l’Arsenale. In calle Sant’Agnese, ai piedi del ponte dell’Accademia, gli attivisti si sono trovati di fronte uno sbarramento di polizia in assetto antisommossa che ha caricato la testa del corteo che è riuscito a resistere al primo impatto ma ha dovuto ritirarsi sotto i manganelli. Una decina di persone ha riportato contusioni e un attivista è stato fermato dalla polizia. I manifestanti hanno quindi fatto ritorno alle Zattere ed hanno continuato a presidiare la fondamenta chiedendo la liberazione dell’attivista. Dall’altra parte della città intanto, Un gruppo di ragazze e di ragazzi di Extinction Rebellion si è recato sul ponte di Calatrava e ha messo in atto una colorita performance, colorando di rosso i gradini e stendendosi per terra.
Su un grande striscione appeso sopra il ponte sul Canal Grande si leggeva: «I loro soldi, il nostro sangue». «La rete We Are Tide è tutto questo – spiega Anna Clara Basilicò -. C’è chi tenta di violare la zona rossa, chi organizza performance, chi sceglie di partecipare con altri mezzi. C’è rispetto delle diverse sensibilità senza che una creda di doversi imporre sull’altra. La battaglia per la giustizia climatica riguarda tutte e tutti perché è una battaglia per il futuro di tutte e tutti».
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