La marcia No Tav nel cantiere che spacca in due il governo
Il festival dell'alta felicità Conte tra due fuochi studia i vari dossier sulle grandi opere. Ipotesi scambio con il Tap
Il festival dell'alta felicità Conte tra due fuochi studia i vari dossier sulle grandi opere. Ipotesi scambio con il Tap
Gita al cemento che si è mangiato la Val Clarea, «per vedere da vicino lo scempio e lo sperpero di denaro della grande opera inutile», il Tav Torino-Lione. Il festival dell’Alta felicità, in corso a Venaus, si è fermato per la tradizionale marcia di fine luglio al cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte, non distante dai luoghi dove nel 2011 sorgeva la Libera Repubblica della Maddalena. Quest’anno la partecipazione è stata alta, sono salite sui monti diverse migliaia di persone, come non succedeva da tempo. I No Tav hanno raggiunto le recinzioni sotto la pioggia. «I jersey e il filo spinato sono andati giù».
E, poi, è iniziata la battitura alle recinzioni: un ritmo incessante per una «sinfonia» d’opposizione all’infrastruttura, presidiata perennemente dalle forze dell’ordine.
Il corteo, aperto dallo striscione «La Valle che resiste. No Tav», si è snodato per i sentieri della Clarea, presenti anche molte famiglie con bambini e anche attivisti dall’estero. Uno dei leader storici del movimento, Alberto Perino, ha scandito: «Continuiamo a essere vigili, attenti, non ci fidiamo delle dichiarazioni dei giornali e vogliamo vedere atti concreti. Perché un governo non opera con selfie, ma attraverso i documenti, che blocchino gli appalti. I posti di lavoro per la messa in sicurezza del territorio sono molti di più di quelli che offre quest’opera dannosa. Oggi, come ieri, siamo quindi pronti a resistere».
L’obiettivo è che la voce di questa Valle indomita arrivi chiara e diretta a Roma. Sul tavolo, per i No Tav, non ci sono né mediazioni, né compromessi, ma solo la cosiddetta «opzione zero», la rinuncia. Infatti, ripetono:«Fermarlo è possibile, se non lo fermate voi lo facciamo noi!».
La questione è motivo di scontro all’interno del governo gialloverde: la Lega spinge per il Sì, il M5s, che qui aveva raccolto un consenso enorme, con il garante Beppe Grillo rispolvera con un post tutte le criticità. Il dossier sul Tav è ancora in fase istruttoria presso il ministro Danilo Toninelli e sarà successivamente sottoposto al premier Giuseppe Conte. Così, fa sapere Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio non si sarebbe, dunque, ancora espresso. Ma l’intenzione è seguire una soluzione in linea con il contratto di governo, che così recitava: «Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia». Una formula ambivalente che, comunque, non parla di stop.
Il presidente Conte è in partenza per Washington dove incontrerà l’alleato Donald Trump. Intanto, studia i tanti dossier dell’agenda comune transoceanica, dal dibattito sul futuro della Nato alla collaborazione nelle missioni di pace, dalla partita sui dazi commerciali a quella delicata della realizzazione del Tap, il gasdotto che qualcuno paventa possa diventare una sorta di merce di scambio politico per bloccare definitivamente i lavori dell’alta velocità ferroviaria Torino-Lione.
Insorge dal Piemonte il governatore Sergio Chiamparino. «Folle isolare il nord-ovest per non perdere voti. Mi aspetto che Toti e Fontana battano un colpo. Se si dovesse mai davvero bloccarla, anche le altre grandi opere, a partire dal Terzo Valico e dalla Pedemontana, sarebbero da rivedere, perché perderebbe forza il progetto di piattaforma logistica del nord-ovest». E rilancia la posta:
«Se il governo bloccherà la Torino-Lione io sono pronto ad andare fino in fondo e convocare un referendum popolare». Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia rivendica la primogenitura: «A metà giugno ho personalmente lanciato un appello a tutte le segreterie regionali dei partiti piemontesi per organizzare insieme il «Tav Day»».
Buona parte del serpentone che ha percorso, ieri, i sentieri alpini della Val di Susa verso il cantiere del tunnel geognostico è, poi, tornato a Venaus, sede del festival Alta felicità, completamente gratuito e sostenibile, giunto alla terza edizione nonché protagonista di un crescente successo, come testimoniato da un campeggio strapieno. Ieri, sul palco, alle pendici del Rocciamelone, diverse band hanno scaldato il pubblico con le loro canzoni: Le luci della centrale elettrica, i Sud Sound System, Marina Rei e Paolo Benvegnù. Questa sera si chiude la rassegna. Sul palco, tra gli altri, i Persiana Jones, i Vallanzaska, e l’atteso rapper romano Piotta. Proprio quest’ultimo pochi giorni fa, annunciando l’evento, scriveva: «Staremo lì con un sacco di amici e con tutti voi, per la musica e per le idee. E le nostre, se ce le faranno ancora dire, sono diverse da quelle di chi sulle persone e sui territori ci specula».
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