La maledizione dei falsi Modigliani
Il caso Modigliani nei pasticci: la procura della Repubblica mette sotto sequestro 21 opere della mostra a Palazzo Ducale di Genova: dubbi sulla loro autenticità. Indagate tre persone, tra cui il curatore della rassegna Rudy Chiappini
Il caso Modigliani nei pasticci: la procura della Repubblica mette sotto sequestro 21 opere della mostra a Palazzo Ducale di Genova: dubbi sulla loro autenticità. Indagate tre persone, tra cui il curatore della rassegna Rudy Chiappini
Doveva fare un gran caldo anche quel 24 luglio del 1984 quando dal fondale melmoso del Fosso Reale di Livorno vennero pescate alcune teste che furono attribuite senza indugi a Amedeo Modigliani e che, invece, si rivelarono essere le protagoniste di una delle burle più clamorose della storia dell’arte. Da giorni si parlava di quelle sculture e si andava setacciando il fango con grande ardore: l’artista, secondo la leggenda, aveva seppellito le sue opere nel canale mediceo prima di andarsene a Parigi, stufo di essere criticato da tutti per le sue stranezze di «stile». E l’estate è ancora torrida, trentatré anni dopo, quando Modì torna alle cronache, prepotentemente, per una vicenda di falsi d’autore. Adesso, lo ritroviamo al centro di un caso giudiziario, a pochi giorni dalle celebrazioni del suo compleanno (fu proprio il mese di luglio a dare i natali all’illustre livornese, nel 1884).
LA PROCURA DELLA REPUBBLICA ha emesso ieri un decreto di sequestro di 21 opere esposte nella mostra di Palazzo Ducale a Genova, che ha dovuto chiudere i battenti in anticipo di due giorni per togliersi dall’imbarazzo e per manifestare un po’ di rispetto per il pubblico (circa centomila i visitatori da marzo a oggi).
L’accusa è che quei quadri non sarebbero autografi, ma dipinti fasulli – almeno presunti tali, fino a che i rilievi scientifici non emetteranno la sentenza. Tra gli indagati – tre persone – figura anche il «timoniere» dell’esposizione, Rudy Chiappini, per vent’anni alla guida del museo d’arte moderna di Lugano. Gli altri sarebbero un collezionista internazionale e un curatore di Mondomostre Skira, la società che ha organizzato l’evento. I reati contestati sono pesanti: falso in opera d’arte, truffa e ricettazione.
L’inchiesta era partita lo scorso 22 maggio presso i Carabinieri del nucleo operativo tutela patrimonio culturale di Roma, dopo che il collezionista toscano Carlo Pepi aveva tuonato contro l’autenticità di tredici opere sbarcate nel capoluogo ligure, presentando un esposto. Era stato sempre lui, nell’84, a sostenere che le teste nel fosso fossero uno «scherzo», mentre storici serissimi come Argan e Brandi erano caduti nel tranello. «Nella mostra su Modigliani a Genova c’erano opere false in modo talmente palese, che anche un bambino avrebbe potuto accorgersene», ha incalzato Pepi. Pitture rozze, malfatte, croste da rimanere sbigottiti, le ha definite, non meravigliandosi che il numero dei sospettati sia cresciuto da quando qualcuno ha dovuto dar retta alle sue rimostranze.
FRA I DIPINTI «INCRIMINATI», ci sarebbe il nudo disteso divenuto il simbolo della mostra genovese (definito come il ritratto dell’americana Celine Howard del 1918). Proviene da una collezione svizzera privata e il suo pedigree potrebbe essere stato creato ad hoc. C’è poi la Cariatide rossa, il ritratto di Soutine e diverse nature morte a doppia firma Kisling/Modigliani (che però, dopo le polemiche, avevano riconquistato in sala una didascalia meno «pericolosa», con soltanto il nome di Kisling). Nelle expertise portate come prova della veridicità delle opere, c’è anche la firma di Christian Parisot, alla guida degli Archives Légales Amedeo Modigliani e finito già agli arresti per contraffazione e certificazione di falsi dell’artista nel 2012.
ORA BISOGNERÀ ASPETTARE una settimana per saperne di più: il corpus di opere sotto sequestro sono circa la metà di quelle inserite nel percorso e Palazzo Ducale – che si considera parte lesa, avendo agito con i consueti criteri di prudenza nella scelta di curatore e organizzazione della rassegna, affidata al partner abituale MondomostreSkira – ne è il custode giudiziale. Gli esperti sono al lavoro sui presunti Modigliani con radiografie e prelievi di pigmenti per risalire alla datazione corretta. E secondo quanto trapelato, le due consulenti delle indagini – per Roma, Mariastella Margozzi e per la procura di Genova, Isabella Quattrocchi – avrebbero non poche riserve sull’autenticità.
Ma il curatore Rudy Chiappini si è difeso: «A Genova sono stati esposti soltanto dipinti e disegni noti, accettati finora sdalla comunità scientifica internazionale. Non ci sono state nuove attribuzioni».
Per Modigliani si annuncia un centenario agitatissimo (scoccherà nel 2020, anno della sua morte), così come naviga in acque tempestose anche il catalogo ragionato delle sue opere. E a questa vicenda guarderà senz’altro con trepidazione anche la Tate Modern, che è inprocinto di dedicare all’artista livornese una grande mostra nel novembre prossimo.
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