«La mafia può essere sconfitta»: Mattarella ricorda don Diana
Giornata per le vittime della criminalità A Casal di Principe il presidente ha reso omaggio al sacerdote ucciso dai Casalesi nel 1994
Giornata per le vittime della criminalità A Casal di Principe il presidente ha reso omaggio al sacerdote ucciso dai Casalesi nel 1994
Giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, il presidente Mattarella l’ha passata a Casal di Principe per ricordare don Peppe Diana, il parroco ucciso dai Casalesi il 19 marzo 1994. La prima tappa, ieri, proprio sulla tomba del sacerdote: venne ucciso nella sagrestia della sua chiesa con 5 colpi di pistola da un killer del sodalizio allora capeggiato dal boss Francesco Schiavone detto Sandokan. La camorra non poteva tollerare un prete che si scagliava apertamente contro il controllo criminale che soffocava Terra di Lavoro al punto da scrivere una lettera manifesto «Per amore del mio popolo non tacerò», diffusa nel giorno di Natale del 1991 in tutte le chiese della diocesi.
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Ciano, Nuova Coop Organizzata: «Con Libera contro l’economia criminale»AL CIMITERO Mattarella ha incontrato i parenti di don Diana e il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale. Con loro Augusto Di Meo: unico testimone del delitto, denunciò subito il crimine a cui aveva assistito, un coraggio di cui però lo Stato non ha tenuto conto. A Mattarella Di Meo ha consegnato una lettera «per dirgli che dopo 29 anni non sono stato ancora riconosciuto dallo Stato come testimone di giustizia – ha spiegato -. Non è per me ma per questo territorio, perché se non ci fosse stata la mia denuncia oggi non staremmo qua». In base ai dati di Libera, in Campania sono 215 le vittime innocenti delle mafie, 19 avevano meno di 17 anni. L’ultimo è stato un 18enne ucciso tre sere fa a Napoli da un colpo vagante per un diverbio tra ragazzi che non conosceva finito a revolverate.
ALTRA TAPPA della visita del presidente della Repubblica è stata all’Its Guido Carli: dopo i selfie con gli studenti, ha ascoltato i racconti di una generazione che spera di essersi messa alle spalle il sistema camorristico. Mattarella ha ricordato le parole di don Diana: «Dopo l’uccisione di un innocente disse: ‘Non in una Repubblica democratica ci pare di vivere ma in un regime dove comandano le armi. Leviamo alto il nostro No alla dittatura armata’. Le mafie vogliono persone asservite. Prostituzione, traffico di esseri umani, di rifiuti tossici, caporalato, commercio di armi, droga, lasciano nel territorio povertà e disperazione».
LE RELAZIONI della Dia raccontano di un clan dei Casalesi che ha deposto le azioni armate eclatanti ma che continua a influenzare la vita economica del territorio, tra attività illegali e zona grigia degli affari. «Non dobbiamo smettere di vigilare – il monito di Mattarella -. La criminalità organizzata è capace di vivere nascosta, pronta a rialzare la testa al minimo sintomo di cedimento. Tutte le amministrazioni pubbliche devono far sentire la loro presenza accanto ai cittadini». Qualcosa è cambiato: «Nei bunker pieni di lusso dove vivevano, asserragliati, i capi della camorra di Casal di Principe – ha proseguito Mattarella – oggi si trovano attività di assistenza, di volontariato, di creatività, di imprenditoria solidale. La città rappresenta un modello virtuoso di partecipazione civile. La solidarietà, l’inclusività, la cultura, l’allegria sono antidoti alla mentalità mafiosa. Dovete essere fieri di essere nati in questa terra».
PER POI CITARE Giovanni Falcone: «La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Casal di Principe lo ha dimostrato. L’omicidio di don Peppino Diana è stato un detonatore di coraggio e di desiderio di riscatto. Ha prodotto un’ondata di sdegno, di partecipazione civile, una vera battaglia di promozione della legalità». Tappa finale la Nco – Nuova cucina organizzata che, nella sigla, fa il verso alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo ma invece rientra nella galassia di coop che riutilizzano beni confiscati alle mafie convertendoli a uso sociale. A Casal di Principe gestiscono un ristorante in una villa confiscata al camorrista Mario Caterino, a lavorarci sono 7 ragazzi con disagio psichico.
IL SINDACO NATALE: «Ventinove anni fa centinaia di lenzuola bianche furono esposte dai balconi. Cominciava il lungo cammino di riscatto. Decine i morti ancora contati per mano della camorra. Ma il popolo ha riconquistato trincea su trincea la sua libertà. È stato un lungo e tortuoso cammino fino al giorno in cui è comparso sui muri lo striscione ‘qui la camorra ha perso’. Più di 40 anni di dittatura militare – ha concluso – hanno lasciato macerie che attendono di essere rimosse. Servono uomini e mezzi per dare risposte ai cittadini, se non ci riusciremo daremo modo alla criminalità di recuperare consensi».
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