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La macchina del tempo spiega il potere delle sette note

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JazzSet In un volume del pianista e autore francese Philippe Baudoin, una serie di storie e percorsi per affrontare l'evoluzione della musica

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 29 aprile 2014

Siamo ormai al III «International Jazz Day, voluto dall’Unesco e realizzato insieme al Thelonious Monk Institute of Jazz. La musica di matrice afroamericana viene celebrata in 140 paesi il 30 aprile, mettendone in luce il ruolo culturale passato presente quale veicolo di pace, unità, dialogo e cooperazione fra i popoli.

Epicentro dell’Unesco International Jazz Day sarà la giapponese Osaka, città jazzisticamente attiva dagli anni ’20, luogo di nascita del compositore Hattori Ryoichi e del trombettista Nanri Fumio. Durante la giornata si susseguiranno masterclass, tavole rotonde, workshop e programmi educativi; in serata, alll’Osaka Castle Garden, megaconcerto (direzione di John Beasley) con, tra gli altri, Toshiko Akiyoshi, D.D. Bridgewater, Terri Lyne Carrington, Roberta Gambarini, Kenny Garrett, Roy Hargrove, Terumasa Hino, Marcus Miller, Gregory Porter, John Scofield, Wayne Shorter, Esperanza Spalding, Lew Tabackin, Steve Turre. La Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco festeggia il 30 aprile con gli eventi del Torino Jazz Festival promuovendo il Jazz Day (Livorno), Cantautori d’Italia (Alba), il Jazz Day all’auditorium Antonianum di Roma, Donne in Jazz (Borghetto S.Spirito, SV), l’ International Jazz Day» (Padova), il concerto di S.Battaglia alla Casa del Jazz (Roma), la tappa capitolina della Duke Ellington Orchestra (Parco della Musica).

Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco, nel suo messaggio sull’International Jazz Day ha sottolineato come «la storia del jazz racconti del potere della musica di mettere insieme artisti provenienti da culture e retroterra differenti, del suo essere vettore di integrazione e di mutuo rispetto (…) attraverso il jazz, milioni di persone hanno espresso ed ancora oggi esprimono il loro desiderio di libertà, tolleranza e dignità umana».

Ebbene, al di là delle molte ed eccellenti storie del jazz, un volume che ne affronta la vicenda in modo inconsueto quanto ricco, enciclopedico e trasversale, capace di offrire numerose chiavi d’accesso è Une chronologie du jazz (éditions Outre Mesure, 2005, p.300, euro 32) del pianista e musicologo francese Philippe Baudoin. Senza equivalenti nel panorama editoriale di settore, la cronologia di Baudoin fornisce gli strumenti per creare storie e percorsi a partire da un rigoroso impianto, una sorta di «macchina del tempo» che impedisce le semplificazioni e le storture di una visione evoluzionistica e autoreferenziale della musica. Per ogni anno (dal 1900 al 2000), dopo una manciata di eventi storici contestualizzanti, possono apparire fino a diciotto rubriche: registrazioni; curiosità del disco; particolarità, innovazioni musicali; attività; prestazioni; radio; fatti diversi; inaugurazioni; dischi; sciocchezzaio; edizioni musicali; sullo schermo; in scena; composizioni; nascite; morti.

A lettori, appassionati, studiosi il piacere di immergersi sincronicamente nel tempo e di vedere in una inedita stratigrafia di eventi la complessità e la ricchezza (artistica, culturale, umana, di relazione…) del jazz.

luigi.onori@alice.it

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