La lunga notte di Douglas Dunn nel ricordo di Lesley
Alias Domenica

La lunga notte di Douglas Dunn nel ricordo di Lesley

Poeti scozzesi «Elegie», da Elliot
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 12 giugno 2022

Dedicate all’assenza-presenza della moglie amata e alla ricerca di un appiglio nel tentativo di esorcizzarne la morte, le Elegie pubblicate dal grande poeta e critico scozzese Douglas Dunn nel 1985 segnarono una svolta nella sua scrittura in versi e un immediato successo di critica e di pubblico, ora proposto nella traduzione di Marco Fazzini (Elliot Edizioni, pp. 145, € 16,00).

Nella poesia che apre il volume, «Rileggendo Bliss e altre storie di Katherine Mansfield», lo scheletro di una mosca, rimasta intrappolata fin dall’estate del ’62 fra le pagine allude al destino post mortem di Lesley: come l’insetto anche lei si è «andata a schiacciare» in un libro di letteratura, in una storia che l’avrebbe resa immortale, mentre per l’uomo Dunn si apriva una ‘vita nuova’ nella sua terra d’origine. Alla fine degli anni Settanta venne diagnosticato a Lesley Dunn un tumore all’occhio, che nelle parole del marito poeta si converte in una «antisettica folata del destino», lasciandolo con «nessun filo a cui appender(si)». Dunn racconta, nella terza delle 39 poesie che compongono il libro, il viaggio della coppia a Leeds per un secondo parere: pochi tratti e gli scarni frammenti della conversazione con il medico («È grande. Sta crescendo». «Cos’è?») ricompongono quegli attimi di attesa del verdetto, la difficoltà di afferrare il duro significato delle parole del medico che, con «ansia professionale», guida il poeta verso il tempo sospeso della malattia, nell’ultimo periodo insieme alla moglie. Nelle tredici strofe della poesia seguente, «Tredici passi e il tredici di marzo», Dunn riassume quei mesi nel «numerale / sfortunato» del titolo che indica gli scalini per salire nella stanza di Lesley e la data del suo decesso.

Sono quadretti di quattro versi ciascuno che ritraggono la donna seduta sui cuscini a ricevere gli ospiti, lui in veste di «maggiordomo», avanti e indietro dalla camera alla cucina, a servire tè, sherry e biscotti ai visitatori, le amorevoli conversazioni notturne della coppia in quel tempo «triste» ma «anche bello» in cui lei esprime le ultime volontà, fa la lista dei lasciti alle amiche, riaffiorano i ricordi dal loro passato.
Segue «Disposizioni» con il racconto delle pratiche burocratiche dopo la morte – una scena in presa diretta negli uffici municipali in mezzo a coppie in fila per sposarsi e a donne e uomini soli in attesa del certificato che attesti la loro nuova condizione di vedovi. E torna l’immagine della porta, che questa volta è la stanza dei matrimoni in cui il poeta entra per sbaglio all’inizio della poesia, per poi chiuderla dietro di sé dopo aver completato il doloroso atto amministrativo.

L’esplorazione del dolore convive, in questi versi, con un senso di profonda gratitudine per una vita piena di gioia e bellezza: tutto ciò che ha intorno ricorda al poeta il fantasma muliebre che s’incarna nelle ombre delle stanze vuote, nelle api che battono contro il vetro del suo studio, nel fiore di geranio, nel canto degli uccelli, nel ticchettio di «tacchi immaginati» alle sue spalle, e sullo sfondo l’eco delle sue risate e dalle sue parole inserite nei versi a mo’ di citazione. I versi di Elegie funzionano come una serie di istantanee che ritraggono la donna ­- fotografa, storica dell’arte e artista ­- mentre lavora o è in viaggio in Francia con il marito, o in cucina fra le sue ricette: immagini cui si alternano gli interni della casa oscura in cui si aggira il marito ricordandola, gli armadi vuoti, i libri che sembrano piangerla sulla libreria, il silenzio che avvolge ogni cosa. Come scrive Marco Fazzini, Dunn gioca allo scoperto con il dolore, mettendo in campo una sofferenza che avvolge la natura e la città sullo sfondo del commovente e lento recupero della vita durante il periodo del lutto: ciò che Dunn chiama la sua «lunga notte».

Nell’ultima poesia, il poeta si congeda da Hull per fare ritorno in Scozia, chiude per sempre la porta della casa dove il freddo era penetrato nella mobilia e negli oggetti, immobili testimoni di un amore che avrebbe ormai potuto vivere solo nelle sue Elegie, nella varietà delle forme poetiche, dal sonetto alla terza rima, che Dunn dispiega con grande perizia per dare configurazione estetica al dolore.

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