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La lunga mano governativa sulla Fenice

La lunga mano governativa sulla FeniceIl teatro La Fenice

Politiche culturali Polemiche a Venezia per la nomina annunciata del nuovo responsabile di uno dei più antichi e gloriosi teatri d'opera del pianeta

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 9 novembre 2024

Non è la prima delle «invasioni di campo» del governo Meloni, ma questa risulta particolarmente dura da trangugiare, se è vero che un muro di proteste e polemiche sta avvolgendo (in una intera città, e non solo) la nomina annunciata del nuovo responsabile del teatro La Fenice di Venezia (un nome e un teatro che in tutto il mondo sono bandiera di cultura e di gusto) ovvero di chi a capo del cda, dovrà di fatto governare uno dei più antichi e gloriosi teatri d’opera del pianeta, si può ben dire.
L’attuale sovrintendente, Fortunato Ortombina, è stato da tempo chiamato a dirigere la Scala di Milano, e lì ora è reclamato per poter dar luogo alla stagione e ai programmi futuri dell’istituzione milanese. Il problema che si è aperto in laguna è quello della sua sostituzione, che il governo, attraverso gli organi preposti, vorrebbe affidare, facendo valere una propria «potestà» pur senza competenza artistica riconosciuta, a Nicola Colabianchi, attuale sovrintendente, molto discusso e ora in scadenza, al lirico di Cagliari, dove era stato portato sempre con l’appoggio della destra, e dove però, oltre a una discutibile fama, ha maturato anche dei carichi penali non proprio lievissimi: è accusato infatti di truffa,abuso d’ufficio e falso dalla Procura di Cagliari, e oggetto anche di un’interrogazione parlamentare depositata in questi giorni dalla deputata del Pd Rachele Scarpa, indirizzata all’attuale ministro Giuli che quella nomina dovrebbe convalidare.

IL PROBLEMA  non è nuovo, e riguarda sempre l’annosa questione dell’interferenza della politica, e dei suoi esponenti privilegiati semplicemente in quanto tali, su questioni assai complesse come può essere la gestione di un teatro d’opera, e la sua direzione.
A Venezia, e a quel suo «cuore» culturale che è da sempre la Fenice, si sono alternati da parecchi anni responsabili artistici tutti veneziani (curioso, ma non sarà un caso, e tutti di alto livello professionale). A Cagliari la direzione del teatro lirico da parte di Colabianchi ha avuto come frutto l’indagine per truffa, abuso d’ufficio e falso che lo vede direttamente coinvolto, da parte della Procura della Repubblica. Una situazione, ancora in attesa di giudizio che dovrebbe comunque indurre almeno alla «prudenza». Ma pare che Colabianchi faccia parte della squadra Meloni in maniera molto salda, di fronte alla quale le proteste di una città e dei suoi intellettuali (nonché degli spettatori) risultano del tutto insufficienti. E tra poco sarà la volta del ministro Giuli, cui spetta l’ultima ratifica, a scoprire ulteriormente il modo di amministrare la cultura da parte di questo governo.

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