La lunga corsa dell’Asia
La rilettura Reorient: global economy in the Asian age, University of California Press, 1998, pp. 322-324
La rilettura Reorient: global economy in the Asian age, University of California Press, 1998, pp. 322-324
Nel 1776 Adam Smith testimoniò che Cina e India erano più avanti dell’Europa anche nella tecnologia.
Perché disse anche che la Cina sembrava non essere cambiata per cinque secoli? (…)
Abbiamo visto che in un’Asia tutt’altro che ‘stagnante’, popolazione, produzione e commerci si svilupparono rapidamente e le istituzioni economiche e finanziarie alimentarono o almeno consentirono tale espansione.
Quindi, la descrizione di Marx della Cina come “una mummia preservata in un sarcofago chiuso ermeticamente” non alcuna base nei fatti.
Né tiene la sua idea che un ipotetico “modo di produzione asiatico” operasse in India, Persia, Egitto o altrove (…).
Le tesi dell’“orientalismo afro-asiatico”e dell’“eccezionalismo europeo” sono rappresentazioni distorte di come funzionavano le economie e le società asiatiche.
Sono fuori strada sia le tesi sul dispotismo orientale, sia le critiche sulle caratteristiche non-commerciali, anti-produttive e pre-capitalistiche dell’Asia, come mostrato dalla nostra rassegna sulla partecipazione dell’Asia all’economia mondiale.
In realtà, lo sviluppo economico e le istituzioni finanziarie afro-asiatiche, non solo erano ai livelli europei, ma li superavano ampiamente nel 1400, come nel 1750 e perfino nel 1800.
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