La luce delle stelle morte
“La nostalgia”, statua in bronzo realizzata a Salsomaggiore da Cristoforo Marzaroli
Alias

La luce delle stelle morte

Finestre di Orosia Un capodanno al cohousing...

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 14 gennaio 2023

Capodanno. Gli abitanti del cohousing sono in montagna. Aria di neve e voci di auguri tra i balconi delle case. Festa per il nuovo anno. Festa? A dire il vero il clima è da convalescenziario, per i recenti malanni virali, e non solo. Dietro buone colazioni del mattino e camminate, c’è ombra di lutto. Lutto per i fatti del mondo: folli tirannie, la guerra e l’epidemia che continua a uccidere. C’è altro. Olga è triste, perché è morta Maria, moglie di Nando: suoi amici cari che hanno tessuto con tenacia un amore per 50 anni. Ora la casa è vuota e Nando non vuole più vivere. In montagna c’è anche Lino con il suo lutto: la compagna dopo 10 anni l’ha lasciato. La relazione è finita, come quella precedente, e quella prima ancora. Lo vedi piagnucoloso, raggomitolato a rimuginare la sua ragnatela senza fine. Piovono i consigli: devi far così e cosà, e si stratificano le ipotesi: sarà perché…Olga fa la mamma che accoglie, Lola quella che sgrida, Ernesto diventa esempio di maschio adulto e responsabile. Aurora propone pragmatismo riparatore: fare e pensare poco. E non aiuta quel rassicurante «Noi» dell’essere un gruppo, poiché del «Noi» se ne vede poco, in questo tempo di distanze, ed egocentrismo. Anche se morte e lutto sono scritti da secoli, lo spaesamento regna, senza bussola -Dobbiamo provare a decifrare mappe più profonde – dice Smirna. Ci parla del libro dello psicoanalista Massimo Recalcati: «La luce delle stelle morte».

MI 2022. È importante di fronte a perdita, separazione, morte, un «lavoro sul lutto». Lavoro che richiede memoria, dolore e tempo, ma necessario per non intrappolarsi nelle possibili derive emotive, come la «stagnazione melanconica», con una cronicizzazione del lutto, «fissazione dell’oggetto perduto», per cui poi è difficile un nuovo investimento affettivo, che non sia un surrogato. Altra deriva è quella maniacale, con il rifiuto del lutto, iperattività e delirio di grandiosità, altrettanto distruttiva. Recalcati pensa che un buon lavoro sul lutto non debba portare al suo «oblio», come pensava Freud. L’oggetto perduto lascia sempre una traccia indelebile, da cui nasce Nostalgia. Questa può avere il volto del rimpianto, che permane come nucleo depressivo, ma può avere anche un altro volto. Una «Nostalgia-gratitudine», dove al centro non c’è più il passato, ma un rapporto nuovo tra passato e futuro che apre a orizzonti inediti, come la luce delle «stelle morte», che ci arriva anche milioni di anni dopo che sono scomparse. In questa notte di lutto non ci sono stelle, ma, provando a rivedere le proprie nostalgie con il volto della gratitudine, si svela una luce, e una nuova mappa.

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