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La lotta politica tra l’Immaginario e la Poesia

Verità nascoste Monica Ferrando: «Nel tuo commento (28/12/2019) alle elezioni in Gran Bretagna, fai amaramente notare l’inettitudine della sinistra laburista nell’elaborare una proposta in grado di rispondere a un attacco il cui […]

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 25 gennaio 2020

Monica Ferrando: «Nel tuo commento (28/12/2019) alle elezioni in Gran Bretagna, fai amaramente notare l’inettitudine della sinistra laburista nell’elaborare una proposta in grado di rispondere a un attacco il cui esito scontato era di fatto dettato da una posizione di forza. Le posizioni di forza non sono scalfibili con programmi razionali o decisioni tattiche perché quel che le rende tali è un processo che dura nel tempo, al punto da apparire necessità storica. La working class e la middle class, numericamente superiori dovrebbero risultare vincenti anche nella politica se la democrazia fungesse davvero da tutela e rappresentanza delle loro esigenze materiali, morali, spirituali.

La democrazia inglese, invece, funziona grazie a un Immaginario: sia momentaneo, indotto incessantemente dalla pubblicità gestita dal capitale; che istituzionale, coltivato da secoli per produrvi quello stato di inferiorità estetico-culturale-morale che le classi media e lavoratrice vivono come un alibi o un narcotico intrisi – in una società a matrice calvinista – di senso di colpa. Di contro, l’upper class appare rivestita di una superiorità che si vuole naturale ma su base teologica (le scuole esclusive decise dalla prima infanzia, a garanzia della gerarchia sociale, che culmina con un monarca capo della Chiesa) la quale, per prevenire dissensi ha imparato a vestire anche i costumi di massa della trasgressione.»

Sarantis Thanopulos: «La subalternità storica delle classi media e lavoratrice nei confronti dell’upper class trova in Inghilterra una configurazione esemplare. Ciò che è stato costruito nel corso di un processo storico secolare, al punto di apparire oggi come condizione naturale, non richiede un tempo altrettanto lungo per essere decostruito. Richiede un progetto mirante a colpire, scardinandole, le condizioni, storicamente definite, di privilegio in tutte le relazioni di scambio.

A partire da quelle culturali dove il lavoro sistematico del privilegio escludente trasforma l’immaginazione -la povertà del desiderio che non essendo padrone di nulla sogna le strade dell’incontro con ciò che ama- in Immaginario: la produzione di immagini reificate che chiudono i passaggi del mondo. Una prigione virtuale della vita, la fonte primaria dei dettami morali.»

Monica Ferrando: «L’imperialismo estetico a base culturale, di cui la sinistra fa le spese non meno di coloro che ambisce a rappresentare, proprio perché non riesce a liberarsi del narcisismo idolatrico che l’Immaginario dell’imperium reclama, è dunque il nano nascosto nell’apparato democratico più blasonato? Si dà il caso, però, che il vero genio di questo paese sia qualcosa di imprevedibile, anarchico, antichissimo come la merry England e quindi davvero politico: la Poesia.

E’ sempre stato così dai tempi di Shakespeare, e oggi lo è ancora di più. Lo stesso verso, il pentametro giambico, è ora sulle labbra di Kate Tempest e di tutti quelli che fanno poesia come lei. Sarà questa misura dell’anima a destituire, come la sinistra storica non può sognarsi di fare, il potere dalla sua sede invisibile rivelando quella potenza che alla mente niente e nessuno può togliere, solo che (come suona l’ultima raccolta di Kate Tempest) Hold your own, resti se stessa?»

Sarantis Thanopulos: «La Poesia, il linguaggio che alleandosi con la musica si libera della tirannia dei significanti, è l’espressione più viva della forza politica dell’eros. Destabilizza le convenzioni (roccaforti del privilegio), lega tra di loro la sensualità dei sentimenti e la “spiritualità” del pensiero critico e umanizza la materialità dei bisogni. Restare se stessi è sincerità, esporsi.  La sincerità può essere sconfitta sul piano politico-mediatico, ma batte alla fine il suo vero avversario, la mistificazione».

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