Sei attivisti del collettivo Luna sono stati colpiti da divieti di dimora, espulsi di fatto da Bologna, per aver cercato di impedire lo sgombero di un’occupazione abitativa lo scorso 17 ottobre. I sei adesso si trovano a Reggio Emilia, ospiti di alcuni spazi di movimento e nella condizione di «rifugiati politici» nell’ex Regione rossa. Ieri hanno partecipato da remoto alla conferenza stampa indetta dai loro compagni con il sindacato Adl Cobas.

«L’Italia si indigna per la ‘cultura del manganello’ dopo gli episodi di Pisa e sotto le sedi Rai – dice il consigliere comunale di Coalizione civica Detjon Begaj – Sono cose visibili, ma ci sono altre cose meno visibili, come questi divieti di dimora». In tanti, oltre un centinaio, hanno manifestato sotto la pioggia contro i provvedimenti definiti «fascisti», promettendo di tornare presto in piazza, a partire da questo sabato, a Ferrara, per manifestare contro i Cpr. C’era anche la vicesindaca, Emily Clancy insieme all’altra consigliera comunale di Coalizione civica Simona Larghetti.

Ha preso la parola, tra gli altri, Ilaria Cauzzi, che denunciò per violenza sessuale un poliziotto che la colpì con un calcio in mezzo alle gambe durante un corteo di dicembre. Proprio due giorni fa la Procura ha chiesto l’archiviazione per quella denuncia. «Non c’è solo un problema legato a divieti – ha detto Marina Prosperi dei Giuristi democratici – Si stabilisce che difronte a violenze sessuali non si procede contro i poliziotti. Questa è giustizia politica, è la giustizia dei ricchi». Solidarietà agli attivisti al confino è stata espressa, dai centri sociali Tpo e Labas, dall’Arci, dalla Camera del lavoro e dalla Cgil. E alcuni consiglieri del Pd definisco la misura cautelare «del tutto sproporzionata».