Troppo facile, ora, dire che la lotta paga. Riavranno un lavoro almeno metà dei 51 facchini aderenti al Si Cobas, padri di famiglia quasi tutti maghrebini, africani e asiatici, licenziati (41) o sospesi (10) a maggio per gli scioperi e i blocchi al magazzino che lavora per la Granarolo, alle porte di Bologna, e in quello della Cogefrin all’Interporto bolognese. Per mesi Gianpiero Calzolari, presidente del gigante lattario-caseario che sarà anche una Spa ma resta il fiore all’occhiello della cooperazione emiliana, ha cercato di non occuparsene: La vertenza – diceva – non riguarda Granarolo». Eppure quei facchini lavoravano per i...