Le leggende abitano i segreti luoghi della costiera amalfitana come fossero lari silenziosi, destinati a mostrarsi a chi usa la vita per cercare l’oro dell’incontro. La storia dei «ciucci e dei pesci», con la grazia che ne è un attributo ontologico, è diventata un libro rilegato su carta d’Amalfi, cucito a mano dalle signore dei borghi, custodi di storie e trucchi artigiani, intessuto di stampe d’opere, ispirate alla leggenda, degli artisti che danzano, rimanendo ad abitare in questi luoghi, attorno a questa terra che è presenza e nutrimento. Cura e balsamo.

Gli asinelli, simbolo fin dal 1920 di Vietri sul mare e da lì di tutta la costa, e i pesci, le alici con la loro agile snellezza, raccontano di un universo umile, non tronfio, in cui l’incontro impossibile avviene grazie all’orografia di un territorio che, nelle sue giunture, non distingue l’immersione della roccia nel mare e l’ingresso dell’acqua nelle insenature.

LÌ AVVIENE IL MIRACOLO dell’esistenza di un pescatore montanaro, di un sentiero che dagli scogli arriva fino a una finestra che sovrasta poderosa i monti lattari. Lì sembra che abbia senso la poesia di Montale, che nel profumo dei limoni riconosceva la parte di ricchezza che spetta a tutti, il lusso che a nessun uomo è negato. Sono delicate come questo racconto le opere che il libro contiene.

SONO INTERROGATIVI sulla eterea composizione di cui siamo fatti, un po’ creature marine, un po’ terrene. Sono complesse come l’amore che Manincuore rappresenta con una donna e un uomo che incarnando ognuno l’animale opposto trovano nel bacio il riscatto alla distanza.

I bottoni di ceramica di Piera Mautone, amuleti di grazia che aprono la copertina nera del libro, i mosaici di Gianluca Tesauro che monta e rimonta corpo e testa di pesci e di asini, inventando l’innesto impossibile di una educazione sentimentale che nell’altro vede solo ricchezza e mai pericolo.

COME PER UN INCANTESIMO da sirene, il lavoro della Costiera è arrivato ad Albissola, ha trovato qui un posto dove fare eco, è stata tradotta nel dialetto ligure, ha preso nuova vita assorbendo l’immaginario del posto. Spigoloso rispetto al meridione, come nelle opere meno sognanti, più materiche, come la litografia di Valentina Billetta, senza perdere in capacità di evocazione.

«Spontaneità è organizzazione» diceva qualcuno e da questa leggenda sta nascendo un internazionalismo discreto, delicato, che unisce cuori e mestieri, li lega assieme come le donne dei paesi legano le pagine.

Come se il bello chiedesse il bello, come se il bello si estendesse come acqua su tovagliolo. E così il posto dove Filiberto Menna, Edoardo Sanguineti, Ugo Marano con il suo sogno di «museo vivo» finiscono con il parlare, bigiando il tempo e lo spazio, con la «libera repubblica delle arti» inventata da Marinetti ad Albissola, dove si stende il lungomare degli artisti con le opere di Capogrossi, Fontana, Emanuele Luzzati e molti altri.