Ci sono le parole e ci sono le immagini. Un flusso di parole, incalzante. Parole pronunciate con toni mai neutri, che interpretano il testo o, meglio, ogni voce, femminile o maschile, un estratto di esso, un capitolo o, trattandosi della Costituzione italiana, un articolo. E un flusso di immagini, più pacato, tranne quelle contenute nell’epilogo che testimoniano la danza di corpi che si dibattono, in una sorta di trance (con la macchina da presa che aderisce a tale movimento), in una stanza, sul pavimento o su un letto circolare, avvolti da veli e lenzuola, nascosti e emergenti da essi, mentre le voci continuano la lettura, a volte con manipolazioni vocali. Su questa costante contrapposizione tra quello che si ascolta e quello che si vede, e sulla costruzione di cortocircuiti che di-segnano tracce concrete e astratte nella definizione e deposizione nelle inquadrature tanto delle parole quanto delle immagini, si fonda La legge – Videolettura a più voci della Costituzione italiana, opera prima di Flavia Mastrella (nelle sale con distribuzione autogestita). Un breve lungometraggio, quello dell’artista romana (in sodalizio creativo con Antonio Rezza dalla fine degli anni ’80), che sfugge a incasellamenti, inscrivendosi in una forma ibrida e fluida dentro la quale ri-posizionare parole e immagini e elaborare una riflessione sul linguaggio, verbale o filmico, e in quest’ultimo caso minato con le suggestioni – teoriche e narrative – che può offrire un medium di comunicazione abusato (e ancora in troppi rari casi davvero utilizzato con intelligenza e profondità) come il cellulare.

TUTTO nasce da una sfida, da una pulsione, e da un’idea sorta nel periodo di reclusione dovuto alla pandemia quando Mastrella («nella detenzione del primo lockdown non volevo cedere al recesso e, in piena astinenza da contatto umano, ho cercato un metodo creativo che mi facesse mantenere il contatto umano, in sostituzione ai numerosi incontri con il pubblico dopo gli spettacoli presieduti con Antonio che mi davano una super energia e uno scopo di vita») ha deciso di coinvolgere una moltitudine di persone al fine di realizzare una video lettura a più voci della Costituzione Italiana, nello specifico un’edizione di essa per gli enti locali e per le scuole del 1972.

Così la regista ha inviato istruzioni a chi avesse voluto partecipare alla realizzazione del progetto per dare forma a un intervento creativo dove, salvo poche intrusioni umane, in campo ci sarebbero stati «cani, gatti, uccelli, cavalli, somarelli, tartarughe, pesci, serpenti, leoni che parleranno di diritti e doveri. I protagonisti sono i nostri animali e le loro movenze all’interno di uno spazio umano, comune o ridotto». Il risultato è stato che 190 persone hanno girato e interpretato con il cellulare la lettura di un articolo della Costituzione.

«È COSÌ che il cellulare – spiega l’autrice -, arma di sterminio della tensione emotiva in presenza, si è trasformato in mezzo creativo a distanza. L’esigenza di affrontare la video lettura della Costituzione con il telefono, facendo parlare gli animali domestici e addomesticati con la voce del padrone, scaturisce da pulsioni rabbiose, unite a un incontrollabile risentimento nei confronti del popolo che si è fatto condizionare dalla legge del più forte».

La legge è un film che destabilizza, produce straniamento; denso di ironia e audacia comunicativa, genera spiazzamento e disorientamento (quindi nel solco dell’ampia opera teatrale e cinematografica di Mastrella e Rezza). E, al tempo stesso, dialoga con altri testi nati in questi anni, diversi per sensibilità e argomenti, ma accomunati dall’idea di portare sullo schermo una forma di cinema condiviso. Si pensi al meraviglioso Isole dove Mario Brenta e Karine De Villiers hanno coinvolto decine di persone invitandole a inviare loro una video lettera. Un altro lavoro che ha saputo sfruttare l’isolamento pandemico per andare oltre, e unire, nel montaggio, una vastità di sentimenti e una varietà di ambienti chiamati a formare un saggio ricco di intuizioni sullo spazio, sul tempo, sulla sintesi espressiva. Anche La legge rientra in questa dimensione di ricerca spazio-temporale che assume il senso di un viaggio all’interno di un set che annulla le sue multiformi provenienze per costituirsi indivisibile luogo di visione.