La Lega ha presentato un nuovo emendamento sulle concessioni balneari all’interno del decreto agricoltura. La proposta dovrebbe essere votata oggi dalla 9^ commissione, ma dal governo è arrivato un invito a ritirarla e sono in corso tensioni interne alla maggioranza, come già accaduto per il decreto coesione.

Lì, due settimane fa, il Carroccio aveva presentato un testo identico, che punta soprattutto a introdurre gli indennizzi a favore dei concessionari uscenti e a carico dei subentranti, in vista delle gare che dovranno svolgersi entro il 31 dicembre. Ma il problema non è il contenuto, quanto il contesto: col dl coesione, il Quirinale era intervenuto per ammonire sull’inopportunità dei decreti omnibus, che contengono norme non coerenti col tema principale. Allora la Lega era stata costretta da FdI a ritirare l’emendamento, trasformato in un inutile ordine del giorno; ma lo ha ripresentato alla prima occasione utile. Di nuovo in un testo che non c’entra nulla.

Nel caso in cui la proposta dovesse essere dichiarata ammissibile, è scontato che Mattarella si opporrà di nuovo. La domanda è se si arriverà ancora in quella fase.

L’ostinazione della Lega è un modo per far emergere l’inerzia di Fratelli d’Italia, che sulle concessioni balneari ha fatto grandi promesse ma nulla di concreto. Le concessioni sono scadute il 31 dicembre 2023 e sono state oggetto di una proroga fino al 31 dicembre 2024, voluta dal governo Meloni ma bocciata dal Consiglio di Stato e dalla Corte di giustizia europea, che impongono di riassegnare i titoli tramite gare pubbliche. Le associazioni dei balneari, che hanno espresso sostegno all’emendamento leghista, puntano a ottenere almeno il riconoscimento di un indennizzo basato sul valore aziendale, al momento non previsto dalla legge italiana.

Ma FdI sembra fare orecchie da mercante.

A opporsi all’emendamento della Lega è soprattutto il ministro agli affari europei Fitto, che sostiene come qualsiasi misura vada prima concordata con la Commissione Ue. Con lui si sarebbero già scontrati il capogruppo Romeo, primo firmatario dell’emendamento, e Salvini, a cui è in capo la delega sul demanio marittimo. Ma mentre la maggioranza litiga, i comuni sono in difficoltà: ad oggi non esistono linee guida nazionali sulle gare e un bando non si fa in poche settimane, perciò urge una norma. La reputazione di Giorgia Meloni è in bilico tra l’impegno preso con i balneari, a cui aveva promesso la salvezza dalle gare, e l’impossibilità di mantenerlo, dato che i bandi sono imposti dalla direttiva Bolkestein.

La settimana scorsa anche il procuratore generale della Corte dei conti Pio Silvestri, nella sua requisitoria annuale sul rendiconto dello stato, ha sollecitato il governo ad approvare sui balneari «una disciplina quadro in linea con il rispetto delle prescrizioni eurounionali e delle decisioni degli organi giudiziari nazionali». Un grande pantano da cui non si sa come uscirà la premier.