Lo scandalo da Bruxelles si riversa sullo scenario politico italiano. La Lega ne approfitta per portare un attacco generico alle Organizzazioni non governative, presentando emendamenti alla risoluzione del parlamento europeo sul Qatargate che prevedono «una revisione più stringente delle norme sulle Ong». E per attaccare la sinistra «Cosa nascondono? Perché questa difesa a oltranza delle Ong e del loro oscuro modus operandi?», dicono gli eletti leghisti in una nota. Risponde a distanza Luca Casarini della Ong Mediterranea, ricordando loro, tra le altre cose, che Antonio Panzeri fu realtore della mozione a favore del patto Italia-Libia. «È anche grazie a lui che i soldi europei sono andati a finire nelle tasche dei banditi torturatori libici. Uno, il protagonista, assolutamente in linea non solo con Minniti, ma con la Meloni e perfino con Borghezio, che votò entusiasta la sua proposta».

Dal Pd sono impegnati ad arginare le accuse. «Sono profondamente indignato per le vicende giudiziarie che apprendo dalla stampa e che minano fortemente la credibilità delle istituzioni europee – protesta Andrea Cozzolino, uno degli eletti a Bruxelles di cui si è fatto il nome a proposito dell’allargamento dell’inchiesta – Non sono indagato, non sono stato interrogato, non ho subito perquisizioni né, tantomeno, sono stati apposti sigilli al mio uffici». Anche Davide Zoggia, che è stato presidente della provincia di Treviso, deputato e per qualche mese responsabile organizzazione del Pd (si era ai tempi della segreteria-ponte di Guglielmo Epifani), poi transitato in Articolo 1 e oggi impegnato come assistente parlamentare, rigetta ogni coinvolgimento. E tuttavia Andrea Orlando ammette che il merito dell’inchiesta e i temi stessi sui quali sono coinvolti gli eletti del gruppo dei Socialisti e democratici rappresentano un colpo durissimo.

Il M5S, invece, agita il tema dell’anticorruzione sostenendo che le destre non possono dare lezioni. «Favori e strada spianata alle grandi reti corruttive, lassismo verso i reati dei colletti bianchi, pugno di ferro solo verso i più deboli, ecco il vero messaggio di Giorgia Meloni», attacca il vicepresidente Michele Gubitosa. «Questo governo – aggiunge Vittoria Baldino, vicepresidente M5S alla Camera dei Deputati- sta usando i guanti di velluto con i colletti bianchi e i potenti. Criminalizza, invece, chi organizza dei party con musica prevedendo una pena da tre a sei anni. Ci sono due pesi e due misure. Reati contro la pubblica amministrazione».

Nicola Fratoianni parla di «una vicenda indegna, un verminaio che deve essere scoperchiato senza guardare in faccia a nessuno». C’è una questione politica gigantesca che riguarda un fenomeno corruttivo che coinvolge pesantemente la sinistra socialista europea». Per il segretario di Sinistra Italiana «al di là degli aspetti giudiziari questa vicenda pone questioni molto serie, che non riguardano solo i meccanismi lobbistici. Penso che ci si debba interrogare sul finanziamento alla politica».