Politica

La Lega abbassa i toni anche in Europa. Verso il sì al Recovery e lite con Afd

La Lega abbassa i toni anche in Europa. Verso il sì al Recovery e lite con Afd

Scontro sull'ex presidente Bce Voci sui ministri: Patuanelli (5S) verso l’Ambiente, forse per Gualtieri un nuovo ruolo

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 9 febbraio 2021

La tabella di marcia probabilmente slitterà, anche se di poco. La scelta dei 5S di affidarsi alla consultazione su Rousseau lo impone e Draghi potrebbe non fare in tempo a sciogliere la riserva prima di giovedì sera o venerdì mattina. Quale che sia la scelta dei 5S, il governo nascerà comunque ma in condizione ben diversa. La Lega diventerebbe determinante, il suo peso specifico si moltiplicherebbe. Il guaio peggiore sarebbe per il Pd e per la parte di LeU che quasi certamente sceglierà di entrare in maggioranza, la componente di Art.1: non solo si troverebbero sotto lo scacco permanente di un Salvini determinante per la vita del governo, ma vedrebbero svanire la prospettiva di rendere stabile l’alleanza con i 5S.

Se infatti è vero che la destra si dividerà sul governo Draghi, è anche vero che da quel lato della barricata c’è una capacità di ricucire ben superiore che non a sinistra, tanto più che quella di Giorgia Meloni sarà probabilmente una sorta di «opposizione patriottica», ai confini dell’amichevole. Con un M5S scaraventato dai consultati all’opposizione, invece, i rapporti diventerebbero presto insostenibili.

Il sogno di spingere la Lega fuori dal «perimetro» puntando su programmi indigeribili è un miraggio. Quella di Salvini si rivela ogni giorno di più come una scelta strategica, finalizzata non solo a uscire dall’impasse in cui si trovava dalla catastrofe del Papeete in poi ma anche a legittimarsi in Europa, accreditandosi come credibile e persino affidabile forza di governo. Con l’ingresso nel Ppe, atto conclusivo del processo di sdoganamento, per obiettivo.

Oggi l’Europarlamento voterà in plenaria il Recovery Fund. In commissione la Lega si era astenuta. Stavolta fa sapere di attendere l’esito della consultazione con Draghi prima di decidere perché «un conto era il silenzio del precedente governo, che non aveva coinvolto nessuno, altro sarebbe un piano di investimenti e crescita condiviso con il Paese, che permetta di superare tagli e austerità». Gli estremi per un voto a favore ci sono tutti. Del resto proprio ieri il presidente del gruppo sovranista nel Parlamento europeo Identità e Democrazia, il leghista Zanni, e il vice, il tedesco di AfD Meuthen, si sono scontrati apertamente proprio per gli attacchi rivolti dall’AfD a Draghi. Poco dopo, in patria, il leghista Romeo faceva un ulteriore passo anche in materia d’immigrazione, assicurando che la Lega non porrebbe veti sull’eventuale conferma agli Interni di Luciana Lamorgese.

Quello della lista dei ministri è un rebus che Draghi non affronta nelle consultazioni. Non significa che intenda comporre la squadra senza ascoltare nessuno. Lo farà dopo le consultazioni e probabilmente ha già iniziato a farlo, ma senza incontri formali, al telefono, chiedendo alle forze politiche di proporre le loro rose. È un gioco d’equilibrio delicato. Il segno della continuità o discontinuità rispetto al precedente governo sarà data soprattutto dai nomi in campo. Il premier incaricato deve muoversi in modo da non sconfessare i partiti della ex maggioranza, cancellando l’esperienza del loro governo, ma allo stesso tempo dovrà segnalare l’innovazione, centrale per la Lega.

Proprio la conferma di Lamorgese dovrebbe essere essenziale per garantire un passaggio di consegne senza scarti bruschi e altrettanto si può dire per quanto riguarda Speranza alla Salute, anche se su quel fronte essenziale Draghi ha in mente «una gestione sociosanitaria non depressiva». È meno probabile che Gualtieri mantenga la gestione del Mef ma ciò non significa che sia per forza fuori dal governo: un ruolo importante, anche senza ministero, potrebbe spettargli.

Tra i ministri politici sembra probabile lo spostamento di Patuanelli, 5S, dallo Sviluppo all’Ambiente, ministero centrale nella nuova strategia ecologista di Grillo, e incerta la permanenza di Di Maio agli Esteri. Probabili, nel gioco sempre impreciso delle caselle, gli ingressi dell’azzurro Tajani e dei leghisti Giorgetti e Molinari come la conferma della renziana Bellanova e del Pd Guerini. Ma sono davvero solo ipotesi e voci. La partita della squadra inizierà solo stasera.

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