Internazionale

La guerra «pulita» ad alto costo umano

Pakistan Le cifre e i morti per i bombardamenti nordamericani

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 24 aprile 2015

È un’operazione di trasparenza quella che il presidente Obama deve aver deciso di fare per rispetto nei confronti dei famigliari di Giovanni Lo Porto e Warren Weinstein, i due ostaggi uccisi a gennaio da un raid aereo americano che aveva l’obiettivo di colpire – come è stato – i due qaedisti americani Ahmed Farouq e Adam Gadahn. Ma è una trasparenza opaca.

Non dice Obama esattamente dove i suoi droni hanno colpito e non dice chi ne aveva la responsabilità diretta, chi comandò l’operazione ed è dunque responsabile dei suoi effetti collaterali. Il segreto di Pulcinella – il luogo è il Pakistan e il mandante è la Cia – si deve alle regole ferree della guerra al terrorismo che, proprio con Obama, ha avuto come caratteristica l’espansione dell’uso dei velivoli senza pilota. E’ stata con tutta probabilità una delle tante operazioni segrete nelle aree tribali del Pakistan, probabilmente lungo il confine con l’Afghanistan, in uno dei tanti raid – notturni, all’alba, in pieno giorno – che in questi anni hanno ucciso militanti qaedisti o filo qaedisti e, con loro, migliaia di civili. Per errore. E’ una guerra che impiega personale americano distante chilometri dalla zona dell’attacco e che utilizza i droni che stazionano nei depositi delle basi Usa in Afghanistan. Una guerra “tollerata” da Islamabad, ma una piaga nei rapporti Usa-Pakistan per via di quella reiterata violazione della sovranità nazionale che i droni compiono indisturbati e comandati a distanza. A dirigere le operazioni, i servizi segreti che, con l’esercito, fanno prima sorvolare le zone da colpire e poi pianificano le uccisioni mirate: una guerra pulita che non impegna truppe sul terreno e che si gioca come un video game. Quanto costa? Poco in termini di spesa militare. Molto in termini di vite umane.

Le operazioni con droni sono migliaia, anche se la maggior parte sono di carattere ricognitivo e Pakistan, Afghanistan e Yemen erano finora in testa alla classifica. Secondo diverse fonti (in gran parte grazie al lavoro del Bureau of Investigative Journalism) nel periodo 2004-2013 in Pakistan il totale dei bombardamenti americani con droni sarebbe stato di circa 310 su 362. I morti oscillavano tra 2.629 e 3.461 di cui un terzo (tra 475 e 891) sarebbero civili. Il rapporto 2013 dello Special Rapporteur dell’Onu Ben Emmerson fornì un bilancio di almeno 330 raid in Pakistan dal 2004 al 2012 con la conseguente uccisione di circa 2200 persone, tra cui un numero variabile tra 400 e 600 vittime civili oltre ad altre 600 che avevano riportato gravi ferite. Il rapporto 2014 di Emmerson confermava invece una decrescita rilevante delle operazioni in Pakistan nel 2013 (da mettere in relazione col tentativo di avvio di negoziati coi Talebani pachistani – poi falliti), operazioni scese da un picco di 128 nel 2010 a 27 nel 2013 (ovviamente per il Rapporteur fanno fede solo i dati ufficiali in cui, ad esempio, non sarebbe probabilmente rientrato il raid che ha ucciso Lo Porto). Infine nel 2014, operazioni massicce di bombardamento aereo da parte del Pakistan nelle aree tribali hanno probabilmente ancora ridotto la necessità di operazioni esterne americane. Ma nello stesso rapporto si stimava invece un aumento di tali operazioni in Afghanistan al punto da essere ritenute responsabili del 40% delle morti di civili. Stesso discorso per lo Yemen.

Il problema principale è comunque che parte delle azioni restano “segrete”, tanto segrete che nemmeno i pachistani (o gli afgani, o gli yemeniti) ne vengono messi al corrente come ha ricostruito un bellissimo lavoro del giornalista americano Jeremy Scahill poi diventato anche un film documentario (Dirty Wars). Lo stesso rapporto di Emmerson sostiene che, su questo tipo di operazioni, c’è scarsa trasparenza specie da parte di Usa, Gran Bretagna e Israele e sostiene la necessità della costituzione di un team investigativo internazionale. Anche la giustizia pachistana ha fatto la sua parte: nell’aprile 2013 la procura generale dell’Alta corte di Peshawar (in una causa della Foundation for Fundamental Rights vs la Cia), ha scritto che 896 civili erano stati uccisi tra il 2007 e il 2012 nel Nord Waziristan e altri 533 nel Waziristan del Sud.

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