Un operaio morto, un altro in fin di vita, un terzo con un grave trauma cranico. Il quotidiano bollettino della guerra del lavoro non conosce soste. A perdere la vita un giovane di 31 anni, Girolamo Tartaglione, assunto a tempo indeterminato da pochi mesi in un’azienda di Pontevico nel bresciano, la Eural Gnutti. L’operaio è stato schiacciato da una piastra di fusione, dal peso di quattro tonnellate, che si è staccata dal soffitto della fabbrica di profilati metallici durante un lavoro di pulitura. “Una morte terribile – commenta Eloisa Dacquino della Uil lombarda – ancora più atroce considerando che l’azienda non ha fermato la produzione, i camion in entrata e uscita sono stati fermati dopo alcune ore. Neanche di fronte alla morte ci si ferma. Non sono morti bianche o infortuni mortali, sono omicidi”. Che sono stati ben tre nell’ultima settimana in Lombardia, perché giovedì è spirato, dopo due giorni di agonia, il 32enne caduto due giorni fa da un’altezza di otto metri, mentre operava alla messa in opera di reti paramassi su una parete rocciosa nel comune di Averara nel bergamasco, mentre a inizio settimana un operaio di 59 anni è morto incastrato in un macchinario in una azienda di griglie di ferro del varesotto. A Verona invece un operaio appena 21enne è finito in rianimazione, in condizioni disperate, dopo un incidente alla Cantina Pasqua. Il giovane è caduto in un silos colto da malore per i vapori inalati, e un suo collega di 37 anni, nel tentativo di aiutarlo, è scivolato sbattendo la testa e riportando un trauma cranico. Entrambi sono operai di una ditta esterna che si occupa della manutenzione degli impianti dell’azienda vinicola. “La sicurezza oggi sembra scomparsa dai luoghi di lavoro – commenta Roberto Benaglia della Fim – e un tema centrale come questo è scomparso dalla campagna elettorale”. “Inaccettabili in un paese civile i continui incidenti, spesso mortali, sul lavoro”, chiude Maria Pia Mazzasette della Flai Cgil veronese.