A Nablus sono stati uccisi ieri due palestinesi durante una incursione dell’esercito israeliano. Mohammed Al Qoutuni e Mohammed Abu Baker Al Junaidi, due combattenti, sarebbero stati colpiti dal tiri di cecchini. Al Junaidi era stato uno dei fondatori del gruppo armato della Fossa dei Leoni. Non si placa intanto la denuncia della famiglia di Mohammed Al Osaibi, 26enne di Hura (Negev) fresco di laurea in medicina in Germania, ucciso qualche giorno fa dalla polizia nella città vecchia di Gerusalemme. La polizia sostiene che il Dna di Al Osaibi è trovato sul mitra di un agente. Ciò proverebbe la sua intenzione di impadronirsi dell’arma di un poliziotto. Ma stranamente non ci sono filmati dell’accaduto in un luogo, come la città vecchia, sorvegliato in ogni angolo. Da tempo anche i palestinesi di Israele denunciano l’aumento della violenza della polizia e guardano con timore al via libera dato domenica dal governo Netanyahu alla costituzione della Guardia nazionale richiesta dal ministro della Sicurezza e leader dell’estrema destra Itamar Ben Gvir.  Ne abbiamo parlato con Amir Makhoul, giornalista e analista di Haifa.

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Cosa vi preoccupa maggiormente della formazione, nei prossimi mesi, della Guardia nazionale.

Siamo preoccupati per diversi motivi ma, tengo a sottolineare, i problemi non nascono con il ministro Itamar Ben Gvir e non termineranno se e quando Ben Gvir non sarà più nella posizione che occupa ora nel governo. La Guardia nazionale sarà un problema enorme per noi ma la questione centrale è il rapporto tra lo Stato di Israele e la sua minoranza non ebraica che, tengo a sottolineare, rappresenta più del 20% della popolazione del paese. Le discriminazioni che subiamo sono evidenti e dal 2018 sono contenute in una legge fondamentale che proclama Israele come uno Stato che appartiene solo alla nazione ebraica. Peraltro, in passato siamo stati soggetti a un duro governo militare (1948-66) pur essendo cittadini. E adesso ci piove addosso la Guardia nazionale che risponderà solo a Itamar Ben Gvir che è il più estremista dei ministri in carica.

Ben Gvir è stato esplicito, la Guardia nazionale opererà in prevalenza nelle comunità arabe di Israele.

Non ci sono dubbi sulle intenzioni del ministro. La Guardia nazionale, dice, combatterà i crimini nazionalistici che nel linguaggio locale sono le attività politiche palestinesi. Ben Gvir parla di terrorismo e criminalità ma la sua Guardia nazionale prenderà di mira i palestinesi in Israele tutte le volte che proveranno a manifestare le loro opinioni, la loro identità. E (Ben Gvir) avrà libertà di azione. Il fatto che Netanyahu, per puntellare la maggioranza di destra (scossa dalle proteste contro la riforma giudiziaria, ndr), abbia accettato di dar vita a questa milizia chiesta da Ben Gvir ci dice che a controllare il governo è il ministro della Sicurezza.

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Si dice che la nascente Guardia nazionale sarà attiva soprattutto nel deserto del Negev dove numerose comunità beduine non riconosciute dallo Stato rifiutano di essere ricollocate in township.

È probabile. Per i beduini e più in generale le comunità arabe, la Guardia nazionale andrà ad aggiungersi a gruppi informali pericolosi. Ad esempio, attivisti di Otzma Yehudit (Potere ebraico, il partito guidato da Ben Gvir) e altri militanti dell’estrema destra già operano come vigilantes nel Negev, a Bat Yam, a Giaffa, a Lod e nei centri abitati misti dove vivono insieme israeliani ebrei e arabi. È possibile che questi estremisti vengano assorbiti dalla nuova forza di sicurezza. Conosciamo ormai come operano la polizia e lo Shin Bet (intelligence interna), invece corriamo il rischio di scoprire il modo di agire della Guardia nazionale sulla nostra pelle. Inoltre c’è la possibilità che in futuro nei villaggi arabi possa essere impiegato anche l’Esercito. La destra lo reclama da anni, soprattutto dal 2021, dai fatti di Sheikh Jarrah (la minaccia di espulsione di 28 famiglie palestinesi da questo quartiere di Gerusalemme Est innescò scontri violenti in Israele tra ebrei e arabi, ndr). Non dimentichiamo che ci sono stati dei massacri quando ciò è avvenuto in passato, come a Kufr Qassem (ottobre 1956).

Temete che la Guardia nazionale possa proibire le commemorazioni palestinesi del Giorno della Nakba (15 maggio) e del Giorno della Terra (30 marzo)?

In non pochi casi ciò già accade anche senza la milizia ottenuta da Itamar Ben Gvir. Già ora è considerato un grave crimine sventolare la bandiera palestinese e la polizia interviene per impedirlo. Figuriamoci quando esisterà la Guardia nazionale. Temiamo di non avere protezione sufficiente contro abusi e violenze da parte di chi ci vedrà non come cittadini ma come dei nemici da combattere con ogni mezzo. Rimozioni ed espulsioni potrebbero diventare abituali.