Visioni

La grande gelata del ’56

La grande gelata del ’56

A teatro Una produzione italo tedesca in scena nel cuore senese del Chianti. I vecchi se lo ricordano quell’inverno che bruciò viti e olivi, distrusse i raccolti, uccise gli animali, e gettò sul lastrico decine di famiglie.

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 22 luglio 2017
Gabriele RizzaSAN GUSME'

Il paese scende in piazza. Si racconta. A San Gusmé, cuore senese del Chianti, i vecchi se lo ricordano quell’inverno del 1956 che bruciò viti e olivi, distrusse i raccolti, uccise gli animali, e gettò sul lastrico decine di famiglie. Che fare? Le miniere del Belgio restituivano carbone in cambio di braccia, le fabbriche della Germania promettevano salari in cambio di manodopera. Sudore e lacrime. Il futuro era lì. E in molti andarono a cercarlo. Erano «e/migranti», li chiamavano «lavoratori ospiti». Ipocrisia dell’accoglienza e condizioni di vita, oltre il «normale» sfruttamento di classe, disastrose. La storia di questo esodo ce la racconta La grande gelata, produzione italo tedesca, protagoniste Daniela Morozzi e Adriana Altaras. Le persone che vediamo, le voci che ascoltiamo sono «vere», i fatti ricostruiti sulle testimonianze di chi quel viaggio l’ha fatto, questa «doppia vita» l’ha vissuta. Schietto e generoso, corale e popolare, La grande gelata insegna. Diverte e riflette. E alla fine, come un selfie sovranazionale, abbraccia tutti nel sogno canterino di Volare.

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