ExtraTerrestre

La globalizzazione di zecche e zanzare

La globalizzazione di zecche e zanzare

Il fatto della settimana I cambiamenti climatici, l’abbandono delle terre e i viaggi intercontinentali hanno portato specie nuove e sempre più resistenti

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 21 giugno 2018

L’antropizzazione del pianeta ha effetti anche non immediatamente intuitivi come aumento e diffusione di animali quali zecche e zanzare. Il problema degli insetti ematofagi e delle malattie da essi trasmesse è infatti in crescita a livello globale e anche l’Italia è interessata da questo fenomeno. Il problema si acuisce ora, all’inizio della stagione estiva, quando l’aumento delle temperature favorisce il proliferare delle specie invasive.

La situazione mostra un trend in aumento dei casi di malattia di lyme ed encefalite trasmessa dalle zecche, registrati dagli ospedali nel corso delle ultime estati in diverse regioni montane. In Trentino nella calda stagione 2016 sono stati notificati ben 20 casi solo di tbe, che può portare in manifestazioni gravi fino alla paralisi. Nella stessa provincia autonoma, così come nella vicina Bolzano e in Friuli il vaccino da quest’anno è stato reso gratuito, ma anche in Svizzera l’assicurazione sanitaria obbligatoria lo riconosce tra le vaccinazioni garantite.

Tre sono i fattori che sembrano favorire la diffusione delle zecche sul territorio: la crescita delle temperature, l’aumento della superficie boschiva – così come l’abbandono dei pascoli- e la proliferazione della fauna selvatica: «Le zecche oggi possono spingersi, grazie a temperature più miti, fino a quota 2mila500 metri invece dei canonici mille – spiega Annapaola Rizzoli, dirigente del centro ricerca e innovazione della Fondazione Edmund Mach-. Inoltre l’aumento di aree prative incolte e boschive (dovuto all’abbandono delle attività lavorative in montagna, ndr), favorisce la loro diffusione. Infine è indubbio che la capacità regolatrice predatoria è di gran lunga più efficiente del prelievo venatorio, e in questo caso siamo di fronte a sistemi dove gli erbivori non vanno più incontro a una selezione naturale». Cervi, caprioli, ma anche cinghiali sono così vettori di zecche e le trasportano sempre più vicino all’uomo: «Siamo nell’era dell’Antropocene: se un tempo c’era maggiore separazione tra uomo e animale, oggi gli spazi si sono ristretti e la compenetrazione è evidente». Non solo l’uomo è andato alla montagna, ma anche i suoi abitanti sono scesi in mezzo alla civiltà.

Anche per quanto riguarda le zanzare, una serie di fattori determinati dall’uomo ha accelerato nel corso degli ultimi cinquant’anni la loro diffusione: «L’incremento delle rotte commerciali globali ha favorito enormemente l’arrivo di nuove specie» conferma Rizzoli. Si tratta di un processo in rapida ascesa: la zanzara tigre è comparsa per la prima volta in Italia a Genova nel 1988 ed è ormai ben conosciuta su tutto il territorio nazionale, ma bisogna registrare sempre più frequentemente anche arrivi di nuove specie: «Per esempio la zanzara coreana. Viene dall’Asia come la tigre, ma ha la caratteristica di adeguarsi facilmente a climi freddi e la sua diffusione al nord è favorita». Se la tigre è famosa per la trasmissione del virus zika, la coreana può essere veicolo per l’encefalite giapponese. Oltre al commercio, anche l’aumento del turismo esotico va considerato tra gli acceleratori della diffusione di specie invasive. Infine, anche per le zanzare la “tropicalizzazione” della nostra penisola dovuta all’aumento delle temperature è un invito a nozze.

A queste considerazioni ne va aggiunta una legata all’uso dei pesticidi: il numero delle sostanze ammesse sul mercato è in diminuzione e l’evoluzione degli insetti procede a una velocità esponenzialmente superiore a quella umana. Se pensiamo infatti che le zecche hanno una vita media di tre anni e le zanzare addirittura di sole 6-8 settimane, è facile comprendere come questi animali abbiano una capacità di adattamento evolutiva solo apparentemente sorprendente. Il tutto si traduce in una maggiore resistenza ai pesticidi stessi che, fortunatamente, devono fronteggiare divieti di utilizzo sempre più stringenti. La strada tracciata per la ricerca è quella di trovare alternative: «Un aspetto interessante è legato al concetto di microbiota, presente nell’uomo quanto negli insetti» spiega Rizzoli. Il microbiota è l’insieme dei microrganismi che convivono sulla superficie o dentro un animale: il caso forse più conosciuto è associato alla flora intestinale umana. Anche gli insetti posseggono un microbiota e i ricercatori ne stanno studiando il patrimonio genetico per lavorare a batteri e virus capaci di interagirvi, inibendo o danneggiando l’animale: «Per la sua importanza all’interno del corpo – sottolinea Rizzoli- il microbiota è considerato addirittura alla pari di un organo. Su altri fronti si procede alla sterilizzazione dei maschi per irraggiamento, rallentando così il processo riproduttivo».

Ma la Fondazione Edmund Mach lavora anche alla prevenzione di potenziali contagi dovuti alle specie invasive. In collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler infatti realizza modelli predittivi sulla loro diffusione stagionale, incrociando dati relativi a temperature e altri fattori determinanti: «In questo modo si può stabilire la tendenza. Un altro campo di studio è relativo ai prodotti naturali che possono fungere da repellenti. Stiamo collaborando con il Camerun per arrivare a individuare estratti di piante africane in possesso dei necessari principi attivi». D’altronde chi non ha mai notato differenze anche sostanziali nei soggetti bersaglio delle zanzare? La banale risposta popolare “hai il sangue dolce” non manca di un fondo di verità: «Le zanzare hanno preferenze marcate per alcuni individui piuttosto che altri. Scelgono i maschi perché attratte dal testosterone, ma anche assumere certi cibi varia sulla nostra attrattiva. Per esempio mangiare aglio le tiene lontane».

Uno studio molto approfondito delle preferenze degli insetti e di repellenti naturali potrà portare in futuro alla realizzazione di nuovi prodotti sempre più efficienti. Nel frattempo, la prevenzione rimane l’unica arma efficacie: vestirsi adeguatamente e conoscere le zone di diffusione risulta fondamentale. Per chi lavora in determinati ambienti – o deve intraprendere viaggi in zone a rischio per la presenza di insetti ematofagi-, la vaccinazione in taluni casi è fortemente consigliata.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento