La giornata della solidarietà contro la vergogna
Manifestiamoci Se è vero che non c’è più un popolo, ci sono però ancora persone, tante, che non vedono l’ora di scuotersi di dosso l’ignoranza egoista e crudele che ci sta invadendo come una nuvola velenosa.
Manifestiamoci Se è vero che non c’è più un popolo, ci sono però ancora persone, tante, che non vedono l’ora di scuotersi di dosso l’ignoranza egoista e crudele che ci sta invadendo come una nuvola velenosa.
E dunque noi stiamo accettando la vergogna che ci infligge il 20 % della popolazione italiana.
E’ evidente che sto parlando di una componente del governo, quella che comanda. L’altra, infatti, sebbene appartenga al primo partito del paese, viene lasciata giocare con politiche confuse e velleitarie, ma non necessariamente malvagie. Anzi, tolta l’approssimazione con cui vengono proposte (o tentativamente imposte), sarebbero anche parzialmente condivisibili, se l’opposizione non si affannasse a sparare su tutto quello che le si muove davanti.
La mia impressione è addirittura che quella parte di governo abbia una sua idea di «sinistra», anche se involontaria, più volonterosa e zelante della sinistra accreditata da tanti anni di governo(e sarebbe dunque, secondo me, stato possibile condividere un’esperienza di governo, se la proterva arroganza del P non lo avesse impedito, buttandoci nelle mani di un capoccia).
Vediamo le ragioni della vergogna: le barche ributtate a mare, o riconsegnate agli aguzzini libici, il martirio dei corpi bruni ammassati come quelli che trovarono gli alleati nei lager alla fine della guerra: questi però ancora vivi, perché oggi la punizione non è la pena di morte ma l’agonia. Gli stessi corpi, picchiati, massacrati, mitragliati da improvvisati cecchini, quando finalmente hanno raggiunto la terra e credono di potervi camminare in pace.
La negazione dell’espressione “sporco negro” come aggravante razzista di un reato. La distruzione del campo rom, senza alloggi alternativi. L’ampliamento della legittima difesa e l’accordo con le fabbriche di armi, il ministro Fontana, che il nuovo governo potrebbe sventolare come sua bandiera. L’accelerazione del declino culturale con la soppressione dell’accesso gratuito ai musei e la ‘nuova squadra Rai’.Vicende contrappuntate da rimostranze e malcontenti sparsi, e finalmente dal tentativo, ancora impreciso, ma forte, di organizzare una grande manifestazione di solidarietà umana. Sulle piazze, sui giornali, sui muri, per le strade, un gigantesco No, – non sarebbe abbastanza, perché nasconderebbe cento Sì diversissimi fra loro, che, nella magnifica evenienza che avessero ragione della vergogna, si manifesterebbero subito litigiosamente. Non basterebbe, ma sarebbe qualcosa. Pur lasciandoci alla realtà di un partito della sinistra che tira a campare pigro e presuntuoso; di una destra che, pur meno criminale dell’altra, ha tuttavia insegnato a rubare, imbrogliare e sonnecchiare a gran parte degli italiani.. tuttavia, questo No ci permetterebbe di alzare la testa. Se è vero che non c’è più un popolo, ci sono però ancora persone, tante, che non vedono l’ora di scuotersi di dosso l’ignoranza egoista e crudele che ci sta invadendo come una nuvola velenosa. E senza dare loro un nome, senza consegnare qualche Sì frettoloso, senza modelli e senza campioni, si potrebbero sentire rifiatare, espirando un grande No di resistenza e di sollievo.
Chi può organizzarlo? Tutti. Le organizzazioni politiche, culturali, sociali possono mettere a disposizioni spazi, tempi e occasioni, chiamando a raccolta e rendendo possibile quello che ciascuno vorrebbe fare e non sa come, radunando non un popolo, non una massa, non una classe, ma una ‘somiglianza’, e dandole la possibilità di confluire, contarsi e incontrarsi. La somiglianza politica e umana fra coloro che non accettano la cattiveria, la prepotenza e la stupidità come strumenti per affrontare, capire e curare il nuovo che abbiamo davanti.
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