Rubriche

La generosità tra Eros e potere

Verità nascoste La rubrica settimanale a cura di Sarantis Thanopoulos

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 14 febbraio 2015

Il ministro dell’Economia tedesco si è spazientito. «Siamo stati molto generosi con i greci», ha dichiarato. Non è chiaro se la (presunta) generosità riguardava i governi greci che hanno rappresentato male gli interessi del loro paese, i pochi che dell’indebitamento hanno lucrato o la grande maggioranza del popolo greco che dalla gestione allegra delle sovvenzioni non ha tratto alcun vantaggio, ma solo privazioni.

La generosità comporta una definizione specifica del rapporto con il suo oggetto, che esclude accordi «politici», valutazioni di opportunità e ripensamenti. Non abita nei rapporti di forza, di cui è espressione anche la beneficenza, e nel caso greco può essere vera solo come espressione d’amore nei confronti di un popolo, per nulla obbligatoria e indipendente dalla sua sofferenza. La sua rivendicazione da parte di Schäuble, nasconde una mancanza di legittimazione del proprio operato, che egli preferisce negare, perché fa emergere il suo avaro assetto di fondo. L’autoreferenzialità, che concepisce la disponibilità come elargizione di benevolenza, si impadronisce perfino di reali sentimenti di solidarietà, quando si resta attaccati alla propria posizione di potere.

La generosità è legata all’Eros. Presume una relazione paritaria. E’una donazione unilaterale di amore che rende possibile uno scambio di doni. Non è un regalo, concesso da una posizione di superiorità, volto a mettere in chiaro che chi lo fa è il più potente o il più capace o il più giusto. Il pentimento ne testimonia la falsità.

I legami erotici impegnano l’intera soggettività, mescolano intensamente i sensi, le emozioni, i sentimenti e il pensiero, sia nelle forme immediate, carnali e sensoriali, sia nelle forme mediate, sublimate, della soddisfazione del desiderio. Il loro oggetto (una persona desiderata, un libro, un’opera d’arte, un panorama) non può essere più importante del soggetto che vi si impegna (non è oggetto di culto consolatorio), né può essere degradato a un uso opportunistico di sfruttamento. Il prezzo da pagare sarebbe la rinuncia a una reale e profonda esperienza di piacere.

Tuttavia, il rapporto erotico con la vita deve fare i conti con l’interferenza, spesso tirannica, dei bisogni materiali e con le condizioni oggettive a cui la soddisfazione del desiderio soggiace, che sposta le relazioni intersoggettive dal piano della parità al piano delle differenze in termini di risorse, mezzi e capacità. Mentre la natura del desiderio è altruistica per intrinseca necessità, l’appagamento del bisogno e l’adattamento alle condizioni oggettive della realtà sono nella loro immediatezza/urgenza, «egoisti».

La comprensione che la cooperazione e la solidarietà servono meglio i bisogni di tutti, richiede mediazioni complesse sugli innumerevoli conflitti di interesse e spesso cede il passo al pragmatismo sbrigativo e alla legittimazione/legalizzazione dell’arbitrio. Lo slittamento delle relazioni umane nei rapporti di potere, che invadono e sclerotizzano il campo dell’Eros, è inevitabile, ma si è tanto più vivi quanto più si riesce a limitarlo. La lotta contro la restrizione dell’Eros, che emargina i lavoratori e le donne, è la vera forza motrice del conflitto sociale.

Dell’Eros il potere mette in commercio un simulacro: le pratiche di stordimento dei sensi con cui dissimula la sua necrofilia e appare vitale. La generosità è al centro della distinzione tra Eros e potere. Essa non mira alla gratitudine o alla reciprocità di chi ne ha beneficiato.

La ricompensa della generosità sta nel suo stesso gesto, che è apertura dell’essere all’alterità, accesso reale al mondo.

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