Internazionale

La Francia in prima linea, Germania e Gran Bretagna si defilano

Appello di Obama Parigi pronta "se necessario" a partecipare ai raid aerei in Iraq, ma in Siria resta prudente. L'Europa in ordina sparso. Oggi Hollande in Iraq, lunedi' conferenza internazionale sulla pace e la sicurezza nella capitale francese, con Massoum e Kerry

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 12 settembre 2014

La Francia ha subito risposto all’appello di Obama e si dichiara disposta ad intervenire “se necessario” anche con attacchi aerei in risposta alla richiesta del governo iracheno. Ma Parigi è isolata in Europa (come lo è per l’intervento in Mali e in Centrafrica). Germania e Gran Bretagna hanno fatto sapere ieri che non parteciperanno attivamente all’intervento aereo in Iraq.

Oggi François Hollande va in Iraq, a Bagdad o a Erbil (Kurdistan iracheno), con lo scopo di portare “il sostegno della Francia per lottare efficacemente contro il terrorismo di Daech (Isis), proteggere le popolazioni civili e ristabilire lo stato di diritto su tutto il territorio nazionale” iracheno. Lunedi’, a Parigi è stata convocata una Conferenza internazionale sulla pace e la sicurezza in Iraq, inaugurata da Hollande assieme al presidente iracheno Fouad Massoum, a cui parteciperà il segretario di stato John Kerry, di ritorno dall’Arabia saudita e dalla Turchia. La Francia invoca l’articolo 51 della Carta delle Nazioni unite – che permette la legittima difesa – per giustificare la disponibilità a partecipare all’intervento della coalizione che Obama vuole mettere assieme “per lottare contro il terrorismo”. La Francia, ha precisato Hollande, “è pronta a partecipare a un’alleanza su richiesta delle autorità irachene”. Il ministro degli esteri, Laurent Fabius, ha precisato che “parteciperemo con consegna di materiale militare e aiuti umanitari”, ma, “se necessario”, l’aviazione francese potrà prendere parte a interventi aerei accanto agli Usa e ai loro alleati.

Diversa la situazione nei confronti della Siria. La Francia, che un anno fa era decisa ad intervenire contro Assad – ma Hollande fu lasciato solo dal cambiamento di posizione di Obama – adesso frena: in Siria non puo’ essere invocata la legalità internazionale data dall’appello del governo iracheno in nome dell’articolo 51. La Francia potrebbe agire in Siria, ha precisato Fabius, “ma non secondo le stesse modalità” dell’intervento in Iraq. Per Fabius, comunque, “la mobilitazione internazionale è necessaria per rispondere al pericolo transnazionale che puo’ colpire anche il nostro suolo. Varie centinaia di francesi jihadisti sono presenti in Iraq e in Siria”. Ieri è stato estradato dalla Turchia un franco-marocchino di 29 anni, sospettato di essere un reclutatore per la jihad nelle fila dell’Isis, mentre risulta che il responsabile dell’attacco al museo ebraico di Bruxelles, Mehdi Nemmouche, che nel maggio scorso ha fatto 4 morti, è stato in Siria anche come secondino degli ostaggi francesi. Per Fabius, la situazione in Siria “è diversa” da quella dell’Iraq: “Bachar el-Assad non puo’ essere un partner, visto che la sua complicità con Daech è provata – ha spiegato il ministro degli esteri francese – per questo continueremo ad aiutare l’opposizione moderata siriana che combatte sia Daech che Assad”.

 

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