La formica mozzica
Animali L’Europa ormai è stata invasa dalla «formica di fuoco», una delle specie aliene più pericolose. Lo sbarco in Sicilia, resta poco tempo per correre ai ripari
Animali L’Europa ormai è stata invasa dalla «formica di fuoco», una delle specie aliene più pericolose. Lo sbarco in Sicilia, resta poco tempo per correre ai ripari
La specie di formica più invasiva del pianeta è sbarcata in Sicilia. Il suo nome scientifico è Solenopsis invicta, chiamata anche «formica di fuoco» per il bruciore che provocano le sue punture. Originaria del Brasile e temuta per il suo elevato impatto ambientale, negli ultimi decenni ha colonizzato diverse aree, in particolare Sud America, Stati Uniti, Messico, Caraibi, Cina Australia. Fino a pochi giorni fa ci si era illusi che l’Europa potesse rimanere al riparo da questo pericoloso insetto appartenente allo stesso ordine di api e vespe (imenotteri). Ora, una ricerca condotta dall’Istituto spagnolo di biologia evoluzionistica, a cui hanno partecipato ricercatori delle Università di Catania e Parma e appena pubblicata sulla rivista Current Biology, ha rilevato la sua presenza nella periferia sud di Siracusa in prossimità della foce dei fiumi Ciane e Anapo.
SONO STATE LE SEGNALAZIONI DI ALCUNI abitanti della zona, che lamentavano punture dolorose di formiche, a dare il via allo studio che ha portato ad individuare un insediamento stabile della formica di fuoco su un’area di 4,7 ettari. Le dimensioni dell’area e l’elevato numero di nidi presenti (88) stanno a indicare che la formica ha trovato condizioni favorevoli per ripetuti cicli riproduttivi. Non è facile ricostruire come sia arrivata a Siracusa e il percorso seguito per insediarsi nella zona in cui è stata trovata.
IL PORTO COMMERCIALE POTREBBE essere stato il luogo di arrivo di una piccola colonia di formiche al seguito di una partita di piante, legname o altre merci. Le analisi genetiche effettuate dai ricercatori fanno ritenere che la popolazione presente in Sicilia provenga dagli Stati Uniti o dalla Cina. Ora bisogna correre ai ripari, allargando ad altre zone l’attività di monitoraggio e attuando un adeguato piano di eradicazione. I ricercatori spagnoli e italiani sono già al lavoro per pianificare gli interventi proprio perché si tratta di una specie che ha elevate capacità di dispersione ed è in grado di colonizzare rapidamente vaste aree.
I NUMEROSI STUDI EFFETTUATI nell’ultimo decennio hanno consentito di comprendere il comportamento complesso di questa formica riconoscibile dal colore bruno rossastro, di dimensioni che vanno dai 3 ai 6 mm e fornita di un pungiglione all’estremità dell’addome con cui inietta una sostanza citotossica. La difficoltà nel contrastare la sua attività nelle aree di nuovo insediamento dipende, soprattutto, dalla mancanza di antagonisti naturali.
L’ISTITUTO SPAGNOLO, UTILIZZANDO modelli di distribuzione sulla base delle osservazioni fatte in altre aree del pianeta, calcola che, in assenza di interventi tempestivi ed efficaci, il potenziale di crescita della formica di fuoco è così elevato da poter colonizzare in pochi anni del 7% del territorio europeo. Anche le aree urbane del nostro continente rischiano di dover fare i conti con questa specie invasiva, come sta avvenendo in Brasile, Stati Uniti, Australia.
IL CICLO VITALE DELLA FORMICA DI FUOCO richiede alte temperature e, secondo i ricercatori spagnoli e italiani, la metà delle città europee ha già caratteristiche climatiche favorevoli a suo insediamento. Le città costiere del Mediterraneo sono quelle più esposte e i cambiamenti climatici in atto possono fare da acceleratore nella diffusione di insetti tropicali, comprese le formiche. L’Unione internazionale per la conservazione della natura ha inserito la formica di fuoco tra le 100 specie più invasive del pianeta. Sono molteplici le ragioni per cui questa formica è così temuta rispetto alle specie autoctone con cui siamo abituati a confrontarci: l’aggressività nei confronti degli altri organismi animali, la capacità di alterare gli equilibri biologici degli ecosistemi, gli ingenti danni causati all’agricoltura, l’impatto sulla salute umana.
QUANDO SI INSEDIA IN UN NUOVO TERRITORIO, formando colonie che possono superare i 200 mila individui, diventa in poco tempo la specie dominante, distruggendo le popolazioni autoctone di formiche. Per questo si è guadagnata l’appellativo di formica guerriera. Inoltre, si comporta da predatore di insetti (api, vespe, grilli, farfalle, cavallette) e di altri invertebrati, fino ad attaccare anche piccoli rettili, determinando una notevole perdita di biodiversità e producendo danni irreversibili all’ecosistema. Anche per la formica di fuoco vale quello che avviene per altre specie invasive: la mancanza di nemici naturali favorisce il suo insediamento e la riproduzione allargata. In Brasile e in altre aree del Sud America è la presenza di alcune specie di ditteri a limitare la sua capacità riproduttiva e impedire che sviluppi tutto il potenziale distruttivo di cui è capace.
STATI UNITI E AUSTRALIA SONO I PAESI in cui la formica di fuoco sta producendo gli impatti maggiori su territori e popolazioni, rappresentando anche un problema di salute pubblica per le decine di migliaia di persone che ogni anno devono ricorrere alle cure mediche per le dolorose punture, anche con reazioni sistemiche. Negli Usa è presente da 80-90 anni, arrivata col legname proveniente dal Brasile, e ha colonizzato gran parte delle regioni del sud del paese. Si calcola che i danni causati dalla formica all’agricoltura statunitense superino il miliardo di euro all’anno. I formicai che la Solenopsis invicta costruisce nel terreno, con un elaborato sistema di cunicoli, sono vere e proprie opere di ingegneria, ma danneggiano gravemente le radici delle piante, compromettendo la produzione. Negli Usa l’impiego di grandi quantità di insetticidi da parte degli agricoltori ha prodotto risultati limitati sulla formica, ma ha contribuito alla drastica diminuzione di molti insetti utili agli ecosistemi.
ORA SI STA CERCANDO DI UTILIZZARE sostanze che agiscono in modo mirato, sperimentando anche la lotta biologica che impiega insetti antagonisti provenienti dalle aree di origine della formica. Anche l’Australia sta combattendo una difficile battaglia contro la formica di fuoco. Avvistata per la prima volta nel 2001, in soli 20 anni ha colonizzato interi territori, danneggiando l’attività agricola e gli allevamenti. Gli operatori turistici, a loro volta, lamentano un calo delle presenze a causa della sua invasività. Il governo australiano ha lanciato negli anni scorsi contro la formica di fuoco un piano per la biosicurezza che è paragonabile a quello degli anni ’70 contro la tubercolosi bovina. Ma i risultati non sono arrivati e infuria la polemica sulle responsabilità. Ora che si è insediata nella parte più meridionale dell’Europa è necessario utilizzare le pratiche più efficaci e a basso impatto ambientale per eradicarla e impedire che si diffonda.
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