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La fitta agenda latinoamericana di Bergoglio

La fitta agenda latinoamericana di BergoglioOmaggio brasiliano al papa

Lotta all'«inequità» Oggi il pontefice vede Castro, a luglio sarà in Ecuador, Bolivia e Paraguay, a settembre la visita a Cuba prima di parlare al Congresso Usa

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 10 maggio 2015

Il colloquio privato di oggi con Raúl Castro apre per Bergoglio una finestra americana che vedrà impegnato il pontefice oltreoceano a più riprese almeno fino a settembre. Dal 5 al 12 luglio è in programma un viaggio pastorale che lo porterà in Ecuador, Bolivia e Paraguay. Quindi a fine settembre Francesco ricambierà la visita di Castro andando a Cuba, prima di volare negli Stati Uniti, dove parlerà al Congresso, all’Onu e visiterà Washington, New York e Philadelphia, per concludere l’incontro mondiale delle famiglie. E già si parla di un nuovo viaggio, nel 2016, in Colombia, Argentina, Uruguay e Cile.
L’agenda latinoamericana di Bergoglio è fitta, a cominciare dalle questioni cubane.

Nell’incontro di oggi verranno precisate le tappe del viaggio a Cuba (incontrerà anche Fidel?), ma i temi caldi sono altri, come ha spiegato il cardinale Stella, prefetto della Congregazione per il clero – e nunzio apostolico a Cuba negli anni ‘90 –, inviato in avanscoperta all’Avana: la restituzione dei beni confiscati dopo la Rivoluzione; la riparazione e la costruzione di nuove chiese; l’accesso ai mezzi di informazione, a partire dai media digitali. Punti su cui la Chiesa cubana spinge da tempo. C’è poi il grande tema del riavvicinamento con gli Usa, sul quale Bergoglio ha giocato un ruolo chiave.

Ma l’agenda americana di papa Francesco è ampia. Un sommario dei temi sociali a lui cari è stato tracciato dallo stesso pontefice un mese fa, nel messaggio che ha inviato al VII Vertice delle Americhe, che si è svolto a Panama il 10-11 aprile: la «inequità» – neologismo coniato dal papa e più volte usato durante il pontificato –, ovvero «l’ingiusta distribuzione delle ricchezze e delle risorse»; i «beni di prima necessità» («la terra, il lavoro e la casa») e i «servizi pubblici» («la salute, l’educazione, la sicurezza, l’ambiente»), «dai quali nessun essere umano dovrebbe rimanere escluso»; l’aumento del divario «tra ricchi e poveri», con il fallimento della teoria del «gocciolamento» o della «ricaduta favorevole», secondo cui i poveri dovrebbero accontentarsi di raccogliere «le briciole che cadono dalla tavola dei ricchi»; l’immigrazione. Questioni sociali che Bergoglio rilancerà nelle trasferte americane dei prossimi mesi, tanto più che in Bolivia, il 9 luglio, prenderà parte al secondo Incontro mondiale dei movimenti popolari, dopo quello che si è tenuto in Vaticano a ottobre.

Ci sono poi i temi ecclesiali, più spinosi. Al primo posto la questione degli abusi sessuali compiuti da preti e religiosi: un appello delle vittime al papa a fare chiarezza e a consegnare alla giustizia preti e vescovi che hanno commesso e coperto abusi è arrivato poche settimane fa dal Messico, mentre ci sono forti polemiche per la recente nomina (da parte di Francesco) a vescovo di Osorno (Cile) di mons. Juan Barros Madrid, ritenuto responsabile di aver protetto un prete colpevole di abusi su minori. Sullo sfondo il netto calo del cattolici in America latina, passati – secondo uno studio del Pew research center in 18 Paesi del continente – da oltre il 90% dei primi anni ’70 al 69% di oggi. Papa Francesco servirà allora, forse, anche a rianimare i cattolici in uscita.

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