Visioni

«La filosofia nel boudoir» scopre il piacere attraverso la voce

«La filosofia nel boudoir» scopre il piacere attraverso la voceCostanza Cutaia e Luca De Lorenzo – Foto di Pino Miraglia

Teatro Per il progetto "Opera buffa", alla Sala Assoli di Napoli una messa in scena con la drammaturgia su libretto di Igor Esposito e la musica di Federico Odling

Pubblicato 3 giorni faEdizione del 10 novembre 2024

Ricco di ragionamenti è La filosofia nel boudoir, trasposizione musicale in forma di dramma giocoso dell’omonima opera del Marchese de Sade andata in scena alla Sala Assoli di Napoli. Prodotto da Casa del Contemporaneo e Seda, lo spettacolo è parte del progetto sull’opera buffa – IV edizione a cura di Massimiliano Sacchi. La drammaturgia su libretto di Igor Esposito è in perfetto accordo con la musica di Federico Odling che in estasi rossiniana raggiunge l’efficacia della scrittura grazie ad una decantazione durata anni.

ATTUALIZZARE l’opera dello scrittore francese attraverso la musica vocale, espressione stessa della sensualità, è tra gli obiettivi della messa in scena, l’artificio scaturisce da un verso di Dolmancè (il tenore Andrea Calce), filosofo scellerato e sodomita: O che banalità la nostra civiltà, intonato con tale gaia ironia che pare semplice come l’uovo di Colombo. Si parla del passato ma si allude al presente e le quattro splendide figure protagoniste della felice esperienza di lussuria e conoscenza, che a Sant’Agostino contrappone Epicuro, ci insegnano con gli stratagemmi della dissertazione filosofica disseminata di piacevoli crudeltà intellettuali quanto sia appagante il vivere nello stato di natura. Come dare torto a Dolmancè che nella materia in cui eccelle, la didattica del piacere, trova tra le più solerti discenti la giovane Eugènie (il soprano Costanza Cutaia), fresca di rivoluzione francese e di desiderio di emancipazione riproduttivo-sessuale.

L’addestramento a botta di orgia, vagina, culo e seni avviene sotto lo sguardo attento di Madame de Saint-Ange (il mezzo soprano Elena Memoli), aristocratica vogliosa e libertina, audace sovvertitrice della morale repressiva (Vivrei in un bordello altro che castello!) e del fratello, il bisessuale cavaliere Mirvel (il baritono Luca De Lorenzo) dotato di attributi statuari.
Eugènie è forse la prima adolescente ribelle della storia moderna, non ama la madre, la devota e conservatrice Madame de Mistival (il contralto Chiara Romano), esita (Sembra un abominio pensare al matricidio) tra dubbio filosofico e fare malizioso di fronte ai rigorosi insegnamenti della madama lussuriosa e del laido pensatore. Quanta libertà si è persa a guardare l’altra Eugènie, quella di Balzac, emblema di donna virtuosa in sofferenza perenne. A noi resta il piacere, quello intellettuale, appagato dalla piena integrazione di voci e strumenti.

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