Cultura

La famiglia, quadratura esatta della solitudine

La famiglia, quadratura esatta della solitudineWilly Verginer

NARRATIVA «Gli occhi vuoti dei santi», un libro di racconti di Giorgio Ghiotti, edito da Hacca

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 18 gennaio 2020

Tra i vantaggi di una raccolta di narrazioni brevi c’è la varietà, di personaggi, intrecci, possibili soluzioni. Gli occhi vuoti dei santi di Giorgio Ghiotti (Hacca Edizioni, pp. 189, euro 15), nei suoi dodici racconti, non fa eccezione, conducendo chi legge in posti diversi, ogni volta dinanzi a nuove vite. Eppure, in questa prova, a lasciare il segno, più che la pluralità dell’invenzione narrativa, è il ritorno. Succede anche nei racconti di Lucia Berlin, per capirsi: decine di storie che attraversano l’intero continente americano, di case, relazioni umane in cui a dominare è la consapevolezza che a comparire sulla scena ogni volta sono gli stessi personaggi, solo nominati, truccati e vestiti diversamente.

L’AMICA DEL CUORE, per esempio, ritornando a Ghiotti, è una di questi: si chiama Isabel nel racconto Le labbra di Penelope e poi Veronica in Il nostro Sur, destinataria della dedica di un testo evidentemente autobiografico. In quest’ultimo Ghiotti racconta di aver condiviso con la sua amica, mai più incontrata dopo che lei ha lasciato l’università, l’esaltazione che può provocare un buon corso di letteratura. Isabel e l’io narrante, invece, vivono insieme la consapevolezza della propria omosessualità, il susseguirsi degli amori e delle delusioni, quanto la realtà sappia essere poco credibile.
Protagonista assoluta però della raccolta è la famiglia, raccontata nel suo habitat naturale, la casa, che scandisce il tempo di quell’organismo pluri-umano: «che anno era? L’arco della cucina lo avevano già abbattuto, ma la televisione non era ancora stata cambiata». La quasi totalità dei racconti di quest’opera di Giorgio Ghiotti concorre a comporre il mosaico di una famiglia, a partire da diversi ritorni. Torna, quasi ossessivamente, il tema della morte di uno dei figli, spesso deceduto prima che il narratore lo abbia potuto conoscere. Non a caso l’autore fa riferimento, già nel primo racconto, proprio al breve romanzo di Annie Ernaux, L’altra figlia, di cui cita un passaggio particolarmente significativo: il testo è infatti una lettera dell’autrice francese alla sorella morta di tetano prima che lei nascesse, in cui Ernaux dichiara che il decesso di quella bambina che l’ha preceduta le ha dato accesso alla scrittura.

TRA LE MADRI spicca Elena Gigli che dà il nome al racconto di cui è protagonista: la sua storia è quella di chi, separata, vive la sua vita da donna adulta e mentre lo fa il figlio cresce e inizia a punirla per nessun’altra ragione se non perché Elena Gigli è una persona oltre a essere sua madre. Sa essere lontana, appassionata, distaccata. Con ingegno sottile Ghiotti racconta la rabbia logorante che possono vivere i bambini nei confronti delle loro madri, la gelosia che esse siano corpi, anche per gli altri. E questo è il tema pure del racconto Sacra famiglia in fiamme.
«Che cosa sono le madri» scrive Ghiotti riportando una battuta di un romanzo di Natalia Ginzburg, altra sua autrice di riferimento, e poi continua: «io vorrei sapere cosa sono i padri, invece, e dove stanno di casa e come ci vedono, se ci vedono, e come ci determinano, per quanto ci accompagnano (…). Miserevoli bestie i padri, con la loro dose di errori da scontare come tutti, inappropriati a un ruolo, inclini alla tragedia». In quest’opera di Ghiotti i padri sono condannati a un amore regolare e potente, che spesso non capisce, soprattutto incompreso e che poi si rivela essere quello di cui si aveva bisogno. Se a dettare la legge della famiglia è il padre, per Ghiotti essa recita così: «sappiamo diventare famiglia sempre troppo tardi e solo prima del crollo», anche perché fatichiamo a capire in tempo chi sono i nostri padri.
Ghiotti scrive a un certo punto che «forse l’amore non è giusto, è solo esatto», in apparente contraddizione con un’opera che, raccontando della famiglia, non può che dire di incomprensioni e ingiustizie, che l’esattezza prevede appunto: è esatta l’incapacità di una madre di comprendere il proprio figlio, di amare il proprio marito. Sono esatte le cose che in famiglia non si diranno mai ed è esatta, tremendamente lo è, l’importanza dominante che madri e padri hanno nella vita di solo alcuni dei loro figli.

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