Cultura

Roald Dahl, lo sguardo disobbediente

Roald Dahl, lo sguardo disobbediente

Ricorrenze Lo scrittore britannico compie cent'anni. Un'anticipazione dell'intervento che il docente William Grandi proporrà durante il convegno internazionale dedicato alla sua figura, presso la Fiera del libro per ragazzi di Bologna

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 2 aprile 2016

Roald Dahl è stato uno dei più coraggiosi protagonisti dell’intenso rinnovamento della letteratura per l’infanzia contemporanea: le sue invenzioni linguistiche, i suoi gustosi paradossi, i suoi sorprendenti personaggi hanno offerto storie mai banali e, soprattutto, lontane da cliché usurati. Questi racconti hanno rovesciato gli schemi narrativi e rotto le convenzioni letterarie che per tanto tempo hanno governato i libri per giovani lettori. Dahl, infatti, si è sempre tenuto lontano nei suoi libri da ogni intento «istruttivo» o moralistico, mentre ha adottato l’irriverenza come tratto poetico originale e ha indicato nella disobbedienza e nella ribellione le vie di fuga dal conformismo e dalla crudeltà.

Sotto molti aspetti, Dahl si è inserito nella secolare tradizione britannica di giochi lessicali, di umoristiche contraddizioni, di brillanti e intelligenti storie per bambine e bambini di cui Lewis Carroll è stato uno dei suoi più significativi esponenti; allo stesso tempo, però, ha seguito un suo personalissimo percorso creativo che lo ha portato ad attraversare e a trasformare i generi narrativi. L’autore britannico è stato un vero alchimista dei generi, miscelando abilmente l’horror con il comico, il patetico con il fiabesco: così nelle sue pagine le declinazioni raccapriccianti del grottesco si sono fuse con uno humour corrosivo e beffardo, mentre molti temi del folklore nordico e dei racconti popolari hanno trovato una nuova vitalità a contatto con una sensibilità di ascendenza dickensiana.

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La «sedizione» letteraria di Dahl è stata particolarmente importante per contribuire a rovesciare anche nel nostro Paese la situazione della narrazione per l’infanzia. Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 autori per ragazzi come Gianni Rodari ed editori come Rosellina Archinto hanno contribuito a rinnovare la letteratura per l’infanzia italiana che era ancora dominata da argomenti superati e da illustrazioni stereotipate. Rodari, Archinto e altri con coraggio – e spesso tra le polemiche dei «tradizionalisti» – lavorarono per rendere le storie e le illustrazioni per i bambini più vicine alle reali esigenze immaginative dell’infanzia contemporanea. Questo processo di rinnovamento si consolidò ulteriormente quando, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, i libri di Dahl furono finalmente tradotti e pubblicati anche in Italia. Alcuni editori – principalmente Salani – compresero l’importanza narrativa dell’autore britannico che divenne presto uno degli scrittori più amati e diffusi tra i giovani lettori italiani.

Scorrendo le pagine di Dahl si scopre poi che, spesso, al centro delle sue storie sta lo sguardo infantile sul mondo: uno sguardo che non è mai superficiale, ma che al contrario sa cogliere i dettagli essenziali della realtà. In molte occasioni lo scrittore parla di sguardo: per esempio, descrive quello potente e magico di Matilde. Insistere sullo sguardo dei bambini significa dare importanza al loro modo originale e autentico di mettersi in rapporto con la realtà. Gli occhi magici di Matilde rifiutano le prospettive strette e convenzionali di un mondo adulto che preferisce cancellare tutto ciò che è diverso e divergente, per osservare la realtà solo attraverso i programmi tv e le ottuse abitudini consumistiche.

Nei suoi racconti si trovano anche temi filosoficamente impegnativi come il desiderio, l’ingiustizia, l’educazione, i veri affetti, mentre l’autentico interesse di Dahl verso l’infanzia è dimostrato dalle sue intelligenti e divertenti invenzioni linguistiche che sembrano rielaborare, in modo brillante e comico, le scoperte e i giochi dei bambini quando imparano ad usare il linguaggio. Infine, una delle cause del successo globale di Roald Dahl è stata la sua capacità di mantenere profondi legami emotivi con la propria infanzia e con le storie della sua Norvegia ancestrale, le stesse che udiva da piccolo.

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