Roald Dahl è stato uno dei più coraggiosi protagonisti dell’intenso rinnovamento della letteratura per l’infanzia contemporanea: le sue invenzioni linguistiche, i suoi gustosi paradossi, i suoi sorprendenti personaggi hanno offerto storie mai banali e, soprattutto, lontane da cliché usurati. Questi racconti hanno rovesciato gli schemi narrativi e rotto le convenzioni letterarie che per tanto tempo hanno governato i libri per giovani lettori. Dahl, infatti, si è sempre tenuto lontano nei suoi libri da ogni intento «istruttivo» o moralistico, mentre ha adottato l’irriverenza come tratto poetico originale e ha indicato nella disobbedienza e nella ribellione le vie di fuga dal conformismo e dalla crudeltà.

Sotto molti aspetti, Dahl si è inserito nella secolare tradizione britannica di giochi lessicali, di umoristiche contraddizioni, di brillanti e intelligenti storie per bambine e bambini di cui Lewis Carroll è stato uno dei suoi più significativi esponenti; allo stesso tempo, però, ha seguito un suo personalissimo percorso creativo che lo ha portato ad attraversare e a trasformare i generi narrativi. L’autore britannico è stato un vero alchimista dei generi, miscelando abilmente l’horror con il comico, il patetico con il fiabesco: così nelle sue pagine le declinazioni raccapriccianti del grottesco si sono fuse con uno humour corrosivo e beffardo, mentre molti temi del folklore nordico e dei racconti popolari hanno trovato una nuova vitalità a contatto con una sensibilità di ascendenza dickensiana.

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La «sedizione» letteraria di Dahl è stata particolarmente importante per contribuire a rovesciare anche nel nostro Paese la situazione della narrazione per l’infanzia. Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 autori per ragazzi come Gianni Rodari ed editori come Rosellina Archinto hanno contribuito a rinnovare la letteratura per l’infanzia italiana che era ancora dominata da argomenti superati e da illustrazioni stereotipate. Rodari, Archinto e altri con coraggio – e spesso tra le polemiche dei «tradizionalisti» – lavorarono per rendere le storie e le illustrazioni per i bambini più vicine alle reali esigenze immaginative dell’infanzia contemporanea. Questo processo di rinnovamento si consolidò ulteriormente quando, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, i libri di Dahl furono finalmente tradotti e pubblicati anche in Italia. Alcuni editori – principalmente Salani – compresero l’importanza narrativa dell’autore britannico che divenne presto uno degli scrittori più amati e diffusi tra i giovani lettori italiani.

Scorrendo le pagine di Dahl si scopre poi che, spesso, al centro delle sue storie sta lo sguardo infantile sul mondo: uno sguardo che non è mai superficiale, ma che al contrario sa cogliere i dettagli essenziali della realtà. In molte occasioni lo scrittore parla di sguardo: per esempio, descrive quello potente e magico di Matilde. Insistere sullo sguardo dei bambini significa dare importanza al loro modo originale e autentico di mettersi in rapporto con la realtà. Gli occhi magici di Matilde rifiutano le prospettive strette e convenzionali di un mondo adulto che preferisce cancellare tutto ciò che è diverso e divergente, per osservare la realtà solo attraverso i programmi tv e le ottuse abitudini consumistiche.

Nei suoi racconti si trovano anche temi filosoficamente impegnativi come il desiderio, l’ingiustizia, l’educazione, i veri affetti, mentre l’autentico interesse di Dahl verso l’infanzia è dimostrato dalle sue intelligenti e divertenti invenzioni linguistiche che sembrano rielaborare, in modo brillante e comico, le scoperte e i giochi dei bambini quando imparano ad usare il linguaggio. Infine, una delle cause del successo globale di Roald Dahl è stata la sua capacità di mantenere profondi legami emotivi con la propria infanzia e con le storie della sua Norvegia ancestrale, le stesse che udiva da piccolo.