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La destra vince, Pd e 5S devono rompere le gabbie

Elezioni Le elezioni in Abruzzo segnano una svolta nel processo di ristrutturazione delle forze politiche in corso da un decennio. Da un lato confermano il declino di Fi e del Pd […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 13 febbraio 2019

Le elezioni in Abruzzo segnano una svolta nel processo di ristrutturazione delle forze politiche in corso da un decennio. Da un lato confermano il declino di Fi e del Pd la cui centralità è sostituita da Lega e M5S.

Dall’altro esse segnano un primo punto di svolta nella nuova fase: la Lega svetta al primo posto, il MoVimento 5 Stelle registra un blocco della sua ascesa e, molto probabilmente, l’inizio del suo ridimensionamento.

Si conferma, così, che i nuovi cicli politici, di ascesa e declino, si stanno accorciando e che una prima fase del nuovo ciclo si sta chiudendo: quella che ha visto le due forze unite da un contratto, ma portatrici di visioni diverse, svolgere insieme tutte le parti in commedia, di governo e di opposizione. Essa si sta chiudendo con una forza fagocitata dall’altra e con un approdo unidirezionale: le forze di centro destra sono “tornate” ad essere forti e ricompattate con una nuova egemonia della componente estrema, le forze di sinistra sono frammentate e fuori gioco, il M5S, che insiste nel collocarsi come forza né sinistra né destra, appare paralizzato dalle sue contraddizioni, ridimensionato dal ritorno a destra dei suoi elettori che da destra venivano e dalla fuga verso l’astensione dei tanti che ne erano stati attratti e soggetto al rischio di diventare passerella per traghettare da sinistra a destra elettori delusi e disorientati.

Ho parlato di forze di destra “tornate” ad essere forti perché queste elezioni segnano forse la fine della teorizzazione di un elettorato fluttuante e pronto a spostarsi da sinistra a destra e viceversa. Non voglio teorizzare una rigidità/immobilità dei comportamenti elettorali, ma proviamo a leggere questi dati: partecipazione al voto 53%, candidato del centro destra al 49%. Non sono i risultati di domenica scorsa, ma quelli delle regionali in Abruzzo del 2008, di dieci anni fa. Quelli di domenica scorsa sono stati rispettivamente: 53% e 48%. Come si vede identici.

Un caso o la testimonianza che le grandi aree di riferimento culturali, ideali, sociali permangono e che i loro valori, in qualche misura, si trasmettono?
Adesso e nei prossimi giorni fioriranno le analisi del voto ed a sinistra sicuramente c’è poco da gioire. La destra si è rinnovata e ricompattata sotto una nuova egemonia. Oltre c’è un arcipelago di isole sparse. La più grande vive in un isolamento sempre meno splendido. Qualche altra vive di ricordi di quel che fu e non avendo il coraggio di sfidare il futuro, organizza competizioni tra capi di un partito che non c’è più e che, per partecipare, deve mimetizzarsi. Restano poi, eterne isolette, atolli disabitati, in balia delle onde e dei marosi che verranno.

Difficile pensare, a breve, ad un nuovo territorio comune, in cui costruire una nuova vita. Occorrerebbe costruire un fatto nuovo: cominciare a collegare gli isolotti, a muoversi tra di essi, a lavorarci insieme. Non si tratta solo di fare fronte per difendersi dalla nuova potenza che emerge, ma di edificare una nuova comunità, di valori, di scambi, di convivenza, di crescita comune, di armonia tra uomini e natura. Una nuova sfida per aprire una fase nuova di transizione, di ricambio di ceto politico e di classe dirigente.

In questa fase serve che popolo ed elettori di sinistra e del M5S, del mondo sindacale e dell’associazionismo, rompano muri e separatezze ed aprano ponti di dialogo. Il pericolo della destra è reale e sempre più evidente. La scelta del Pd e del M5s di non dialogare ha aperto la strada a questo governo che, a sua volta, ha spianato la strada alla destra. Difficilmente questi soggetti organizzati troveranno, a breve, terreni di incontro. Ma tra gli elettori di sinistra e quelli del M5s le convergenze possibili (su grandi opere ed infrastrutture, redditi e lavoro, politiche internazionali ..) sono più ampie. Servirebbe mettere al centro i contenuti delle politiche e creare occasioni e sedi di incontro, elaborazione, costruzione.

Tra pochi mesi, sicuramente dopo le europee, si apriranno scenari nuovi. Dalle recenti elezioni un monito è chiaro: questo paese va a destra, in un mondo che va a destra. Il panorama delle forze politiche, così come lo conosciamo oggi, non ci protegge affatto da questo pericolo. Occorre rompere questa gabbia. Andare oltre il M5S ed oltre il Pd. Sarà difficile. Ma proprio per questo bisogna cominciare a lavorarci subito.

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