Destra all’assalto della Toscana. Rossi fa appello a M5s e sinistra: voto disgiunto
Regionali 2020 Le due piazze contrapposte a pochi metri di distanza. Salvini: «È un voto locale, per le regioni». Ma Meloni: «Se vinciamo Mattarella dovrà tenerne conto». Alla manifestazione per Giani solo artisti, intellettuali e amministratori locali: «Sarò sindaco dei sindaci, vicino a ogni borgo». Per la Toscana a Sinistra di Tommaso Fattori l’appoggio di Tomaso Montanari e Anna Marson
Regionali 2020 Le due piazze contrapposte a pochi metri di distanza. Salvini: «È un voto locale, per le regioni». Ma Meloni: «Se vinciamo Mattarella dovrà tenerne conto». Alla manifestazione per Giani solo artisti, intellettuali e amministratori locali: «Sarò sindaco dei sindaci, vicino a ogni borgo». Per la Toscana a Sinistra di Tommaso Fattori l’appoggio di Tomaso Montanari e Anna Marson
Marito e moglie, abbronzati e vestiti con l’eleganza casual-marina di chi ha lasciato la spiaggia per venire a Firenze, danno un’occhiata alla piazza Salvini-Meloni-Tajani e subito si allontanano dal palco, verso il dehor del caffè Gilli: «Ci sediamo qui», segnalano al cameriere con un inconfondibile accento versiliese. Scelta intelligente, visto che all’interno della recinzione con i 650 posti a sedere della platea per Susanna Ceccardi c’è un assembramento notevole. Ai lati di piazza della Repubblica altri due, trecento sostenitori di una destra che sogna di conquistare la Toscana, con i giovani di Casaggì e le loro magliette nere “Vivere l’idea, essere l’idea” che controllano all’ingresso di una seconda recinzione esterna, guardata a vista anche da un buon numero di tutori dell’ordine pubblico.
A soli 900 metri di distanza, nella splendida piazza Santissima Annunziata cara storicamente alla carità e all’accoglienza, le sedie occupate sono il doppio e il distanziamento viene, a fatica, rispettato. Qui c’è il centrosinistra di Eugenio Giani, all’entrata ci si deve autocertificare e non ci sono blindati e agenti di polizia. È una manifestazione meno “televisiva” di quella per Ceccardi, dove al grande banchetto di Lega e Fratelli d’Italia si vendono bandiere tricolori che sventolano all’apparire dei leader nazionali. Quei leader che nella piazza di Giani non ci sono, visto che i comunicativi di Momentum hanno pensato di lasciare il palco ai soli toscani, con artisti come Paolo Hendel, intellettuali, tutta la giunta di Dario Nardella e i tanti sindaci del Pd che amministrano la popolosa area metropolitana fiorentina. Insomma, un chiaro messaggio agli elettori, di fronte al quale Salvini cerca di parare il colpo: «Non calano i barbari sulla Toscana, ma arriva una squadra di gente che vuole risolvere i problemi dei toscani».
Il leader leghista cerca di ricondurre il voto ai temi locali: «È per le regioni, un voto concreto, per il cambiamento». Ma Antonio Tajani inizia a debordare: «Serve un vero shock fiscale in Italia. Basta tasse che soffocano la libertà di chi intraprende. L’obiettivo principale è di aiutare chi crea lavoro perché lo possa dare a chi non ce l’ha». E Giorgia Meloni chiude il cerchio: «Si guarda anche al governo, perché se vinciamo il Capo dello Stato dovrà tenerne conto, visto che Conte ha già detto che non si dimetterà». Non può mancare lo spazio per Silvio Berlusconi, che al telefono da Arcore, lungamente applaudito, scommette sul cappotto: «Cara Giorgia, caro Matteo, caro Antonio, questa nostra coalizione, sempre fortemente unita, domenica e lunedì, ne sono sicuro, vincerà ovunque, in tutte e sette le regioni». In Santissima Annunziata è invece Enrico Rossi, anche lui applauditissimo, che scalda i cuori della platea: «Si vincerà sicuramente, non abbiamo paura di nulla. Lo dico perché abbiamo alle spalle una cultura, un sentimento che nasce nella lotta di Liberazione, dalla Resistenza». Poi Rossi spinge ancora una volta sul voto disgiunto: «Non ci sarà ballottaggio, si vince al primo turno e dando la preferenza di presidente a Giani si rafforza l’unico candidato che può fermare una destra a cui non vogliamo fare più regali. Domenica vogliamo prenderci la regione, come ci spetta». «Sarò sindaco dei sindaci – conclude Eugenio Giani – vicino a ogni borgo, a ogni territorio della Toscana. Sento una forza e un’energia che voglio trasmettere, quella dei 186 sindaci toscani, il 70%, che hanno sottoscritto un patto per governare la Toscana sempre con spirito di concertazione».
A Firenze non c’è Matteo Renzi, che ha scelto di chiudere la campagna elettorale di Italia Viva in piazza Salimbeni a Siena, insieme al suo candidato Stefano Scaramelli. Ci sono invece sia Irene Galletti del M5s e Tommaso Fattori di Toscana a Sinistra.
La prima sceglie lo spazio delle Murate per incontrare i suoi sostenitori, al termine di una campagna concreta ma senza l’appoggio dei leader nazionali. Invece Fattori si distingue con un corteo musicale che parte poco prima delle 20 da piazza della Passera, per arrivare in piazza Poggi, dove la sinistra fiorentina festeggia ogni anno il 25 Aprile con un grande pranzo resistente, in accoppiata al concerto partigiano e antifascista di piazza Santo Spirito. Fattori approfitta dell’occasione per annunciare che Anna Marson e Tomaso Montanari con lui farebbero gli assessori: «Due nomi che per competenza e coerenza ben rappresentano la qualità e la forza della proposta di governo che abbiamo per la Toscana».
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