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La Destra israeliana rilancia:«Ricolonizzare Gaza si può»

Una donna palestinese cammina tra le macerie di Khan Yunis a Gaza foto ApUna donna palestinese cammina tra le macerie di Khan Yunis a Gaza – Ap

Invado avanti Migliaia di attivisti e coloni riuniti, con ministri e deputati, a ridosso della Striscia per chiedere di annettere l’enclave. Secondo l’associazione Nachala, ci sono 700 famiglie israeliane pronte a trasferirsi a Gaza

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 22 ottobre 2024

«Quello che abbiamo imparato quest’anno è che tutto dipende da noi. Abbiamo vissuto una terribile catastrofe. Ma un anno dopo molti israeliani hanno cambiato il loro modo di pensare. Capiscono che siamo i proprietari della terra. E quando ci comportiamo come tali, ciò porta dei risultati». Le parole pronunciate dal ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir, star indiscussa della destra estrema israeliana, ieri hanno entusiasmato i presenti, tra cui decine di bambini e adolescenti, alla conferenza «Prepariamoci al reinsediamento Gaza» convocata dall’organizzazione dei coloni israeliani Nachala nell’area di Reim, nei pressi del kibbutz Beeri, uno dei luoghi più noti dell’attacco di Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre 2023. Gli applausi sono stati lunghi e calorosi, specie quando Ben Gvir ha ribadito il suo appello a incoraggiare gli abitanti di Gaza a trasferirsi «volontariamente» in altri paesi. Tanti tra il pubblico hanno guardato verso Gaza, distante pochi chilometri, forse immaginandosi già nella Striscia al posto dei palestinesi. In quello stesso momento dall’altra parte delle linee di demarcazione, aerei e carri armati israeliani scaricavano bombe e cannonate sulle case di Jabaliya, Beit Lahiya, Beit Hanun nella parte più settentrionale di Gaza. Ufficialmente per stanare i combattenti di Hamas.

IL MINISTRO BEN GVIR PRONUNCIA IL SUO DISCORSO (Video Rachel Fink)

Non sono pochi coloro che vedono in questa rinnovata offensiva militare di inaudita violenta, che miete ogni giorno decine di vite, la realizzazione concreta del piano del generale Giora Eiland di rimuovere l’intera popolazione civile dal nord di Gaza trasferendola a sud, oltre il Corridoio di Netzarim. Ciò che desidera la destra riunita ieri a ridosso di Gaza: l’espulsione degli abitanti palestinesi e la ricostruzione della ventina di insediamenti coloniali ebraici (8mila abitanti) che lo scomparso premier Ariel Sharon fece evacuare e demolire nell’estate del 2005 nel quadro del suo «Piano di disimpegno».

Dettagli delle mappe diffuse dai coloni israeliani durante l'incontro
Dettagli delle mappe diffuse dai coloni israeliani durante l’incontro “Preparing to Resettle Gaza” foto M. Giorgio

«Prepariamoci al reinsediamento di Gaza», è stata la continuazione di un’altra conferenza organizzata dai coloni lo scorso gennaio. Domenica, un gruppo più piccolo di attivisti, era arrivato nei pressi di Beeri per costruire i tabernacoli in occasione della festa ebraica di Sukkot. Ieri si sono uniti a loro altri rappresentanti di gruppi pro-colonie e partiti di destra. L’evento, prima del discorso di Ben Gvir, ha visto dibattiti, incontri e attività di indottrinamento dei bambini, tra cui uno spettacolo di marionette che racconta il ritiro da Gaza del 2005. Per tutto il giorno i partecipanti hanno continuato a erigere capanne del Sukkot. Su una di esse c’era una offerta allettante per attivisti e simpatizzanti della destra: «Unitevi a noi nella nuova Gaza City, nella rinascita di Gush Qatif» (il nome del blocco di colonie distrutto nel 2005). Una Gaza non più araba e senza palestinesi ovviamente. Una sorta di hub tecnologico e turistico da annettere allo Stato di Israele.

A dare una dimensione «spirituale» all’evento ha pensato la persona che può essere considerata la sacerdotessa dell’ultranazionalismo israeliano, Daniela Weiss, la leader di Nachala. A suo agio di fronte alla folla e alle telecamere, anche di tv straniere, ha presieduto i dibattitti più affollati nella sukka principale della conferenza, interrotti da frequenti applausi e parole di approvazione. Weiss a un certo punto ha pronunciato la sua profezia. «So già dove sarà la mia casa (a Gaza)» ha detto «in questi anni abbiamo ottenuto risultati importanti in Cisgiordania che molti ritenevano impossibili. Altrettanto avverrà in Gaza, nonostante le voci contrarie. Ricordate queste mie parole: tra un anno, vi dico tra un anno, il nostro obiettivo (a Gaza) sarà raggiunto». Pare che Nachala abbia ordinato e pagato 40 edifici – con donazioni milionarie – prefabbricati con i quali intende entrare appena possibile a Gaza.

DANIELA WEISS (video Rachel Fink)

Accanto a Weiss, è rimasta seduta a lungo Rivka Baruch, una giovane ortodossa di Gerusalemme, cognata di Uriel Baruch, uno dei 101 ostaggi israeliani a Gaza. «Dobbiamo tenerci ciò che con grande sforzo (militare) siamo riusciti a prenderci a Gaza» ci dice «questa è la soluzione più efficace per riportare a casa gli ostaggi. Dobbiamo prenderci tutto. Possiamo farlo un poco alla volta». Rivka Baruch si dice sicura che Netanyahu è sottoposto a molte pressioni, anche internazionali, ma alla fine non farà nulla per fermare la ricostruzione delle colonie a Gaza. «Non credo che si opporrà quando vedrà i risultati di questa conferenza e la nostra determinazione nel realizzare il suo programma». Ne è convinto anche il deputato del Likud Ariel Kellner. Giunto con la moglie e i cinque figli da Haifa, ha dichiarato ai media israeliani che «le colonie sono essenziali per ripristinare la sicurezza di Israele». «Netanyahu – ha aggiunto – non sta dicendo che non devi stabilirti (a Gaza). Sta dicendo che non è realistico. Quindi, dobbiamo renderlo realistico». Secondo il direttore di Nachala, Zvi Elimelech Sharbaf, esisterebbero già sei nuclei di insediamento con 700 famiglie pronte a stabilirsi nella Striscia.

 

Che destino avranno i due milioni di abitanti palestinesi di Gaza? Aharon Ravgher, che ha vissuto per un lungo periodo a Gush Qatif prima del 2005, ha pronta la risposta che darebbero un po’ tutti i presenti. «Gaza è parte di Israele e i palestinesi devono andare via, che vadano nei paesi arabi», ci dice senza esitazioni. Tenuto da poliziotti e soldati a decine di metri di distanza dalla conferenza, un gruppetto di persone protesta contro la destra. Una di loro, Gal, di Tel Aviv, non usa mezze misure. «Sono dei folli quelli che parlano di colonizzare di nuovo Gaza, fanatici appoggiati da ministri e deputati. Non manderò mio figlio a morire per loro», afferma.

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