ExtraTerrestre

«La democrazia deliberativa aiuta a risolvere i problemi ecologici»

John S. Dryzek è uno dei maggiori esperti mondiali di Democrazia deliberativa, professore presso il Center for Deliberative Democracy and Global Governance dell’Istituto di Governance e analisi delle Politiche dell’Università […]

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 5 marzo 2020

John S. Dryzek è uno dei maggiori esperti mondiali di Democrazia deliberativa, professore presso il Center for Deliberative Democracy and Global Governance dell’Istituto di Governance e analisi delle Politiche dell’Università di Canberra e autore di numerosi saggi sull’argomento, in cui analizza la relazione fra la governance e la crisi ecologica. Lo abbiamo contattato per fargli qualche domanda al riguardo.

Siamo nel mezzo di una drammatica crisi ambientale. Perché i governi sono così inefficaci nel fare le scelte giuste?

I sistemi politici esistenti, compresi gli stati democratici liberali, si sono sviluppati sotto le condizioni molto favorevoli dell’Olocene. Di conseguenza non dovevano preoccuparsi troppo di analizzare i feedback relativi all’impatto delle proprie scelte sulla salute del sistema terrestre. Viceversa, i governi sono molto attenti al feedback per quanto riguarda l’impatto della loro azione sul sistema economico, in particolare quando questo assume la forma dei mercati capitalistici. Il fatto che le società di combustibili fossili siano così centrali nel sistema economico e così potenti dal punto di vista politico, poi, peggiora le cose.

La democrazia elettorale sembra particolarmente inadeguata per affrontare le questioni che riguardano tutti, come la crisi climatica, o la gestione dei beni comuni. Come mai?

Dipende molto dal bene comune in questione. Alcuni beni comuni, come la sicurezza nazionale, possono essere gestiti abbastanza bene. Beni comuni come le condizioni del sistema Terra, molto peggio. Pur con le loro differenze, nessuna democrazia elettorale è nemmeno lontanamente adeguata ad affrontare i problemi ambientali. I motivi sono ben noti: dominio delle preoccupazioni a breve termine, presenza di forti «interessi speciali» (ad esempio quelli delle società di combustibili fossili) e così via. A questi problemi si è aggiunto di recente la rivendicazione di un’identità anti-ambientalista da parte di demagoghi populisti, come Trump.

La Democrazia deliberativa è più adatta a risolvere i problemi ambientali?

Ci sono diverse ragioni per ritenere di sì. Innanzitutto la deliberazione può coordinare e integrare prospettive diverse sui problemi complessi. Poi, le argomentazioni basate su interessi comuni (come lo stato dei beni pubblici) diventano molto più potenti in un processo deliberativo, rispetto agli interessi parziali. La deliberazione è anche un buon metodo per far entrare i feedback sulla condizione dei sistemi socio-ecologici all’interno dei sistemi di governance. E la democrazia deliberativa può promuovere la riflessività, ovvero la capacità di gruppi e istituzioni di cambiare se stessi sulla base dell’analisi della propria performance. Come ulteriore spunto, penso che la democrazia deliberativa possa evolvere in una democrazia ecologica, riconoscendo che gli attori democratici possono essere non umani: piante, animali ed ecosistemi, i cui segnali meritano lo stesso rispetto dei nostri e un’altrettanto attenta interpretazione.

Esistono esempi in cui la democrazia deliberativa è stata utilizzata in modo efficace per risolvere i problemi ambientali?

Per risolvere efficacemente i problemi ambientali sarà necessaria la trasformazione di interi sistemi di governo in ottica deliberativa, e ciò non è avvenuto da nessuna parte. I forum su piccola scala spesso ottengono ottimi risultati e idee creative in tal senso, ma è difficile vedere quanta influenza hanno queste iniziative sulla politica complessiva del governo. Per trovare dei casi che hanno avuto una forte influenza politica dobbiamo fare riferimento ai governi locali, ad esempio la deliberazione dei cittadini su un piano per la città di Perth, in Australia, qualche anno fa.

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