La fotografia è una scrittura di luce che scava nell’ombra». Per Giorgia Fiorio (Torino 1967) non è mai rappresentazione ma evocazione. «La luce mette in relazione assenza e presenza. C’è un tempo dentro e un tempo fuori che si sovrappongono, come il nostro respiro che entra ed esce. La visione è il rovescio del respiro». Nel proporre possibili interpretazioni dell’enigma, stimolando la partecipazione individuale dell’osservatore al disvelamento, fotografare con la pellicola in bianco e nero (e un’attenzione rigorosissima alla stampa) è per lei un passaggio essenziale, proprio per le caratteristiche specifiche di questa tradizionale tecnica/linguaggio nell’intercettare l’esperienza sensibile attraverso suggestioni...