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La crociera, un mal di mare universale

La crociera, un mal di mare universale

Il libro «La Crociera», edito da Blackie Edizione

Pubblicato circa un anno faEdizione del 23 settembre 2023

Il mochi è un dolce giapponese dai colori innocui e la consistenza viscida, ludico e zuccherino, cute eppure killer potenzialmente perché la sua consistenza glutinosa può rendere difficile la deglutizione e facile il soffocamento: in Giappone a Capodanno, momento in cui il consumo è particolarmente diffuso, pare che le autorità lancino appelli in cui raccomandano di mangiare il mochi solo in piccoli pezzi. Alla protagonista della Crociera, romanzo dell’inglese Lara Williams che segue il debutto delle Divoratrici, il mochi è cibo d’anticamera al colloquio di lavoro, costante dei suoi incontri motivazionali con un capo che le rimane appiccicato in una manica: il dolcetto, ma in fondo anche il capo e il lavoro stesso.

La Crociera, edito da Blackie Edizione che ha occhio e orecchio per scritture e temi insoliti, è una storia che parla di lavoro (su una nave da crociera) e le sue possibili derive, sulla ricerca della propria definizione e dell’altrui approvazione.

Lo stile di Williams, come pure nelle Divoratrici, la sua tecnica di costruzione del racconto, sono spiazzanti, come una sentiero in cui sono segnalati solo i fuoripista, e il mochi può assurgere a simbolo di un mondo allettante e ruffiano, ma viscido, artefatto e stomachevole, esattamente come certi impieghi, precisamente come quello di Ingrid, che nella nave immaginaria WA cambia mansioni con inappellabile periodicità e passa dalla gestione del negozio di souvenir a quella del salone di manicure.

La crociera, nel suo esotismo divenuto seriale, è stata spesso soggetto d’elezione di trame avvincenti: l’Assassinio sul Nilo di Agatha Christie avviene in un viaggio in nave (la Sudan) per ricchi da Luxor ad Assuan. Anche la WA ha un target alto, o che tale può pretendere di essere indebitandosi per un viaggio come altri per una cerimonia nuziale o celebrativa di altro fragile sacramento. La corruttibilità e la precarietà di vite, non solo lavorative, è altro tema affrontato da Lara Williams che ne apre a bizzeffe, come fossero finestrelle nei libri per bambini. Il waba sabi, espressione giapponese che esalta la bellezza delle cose imperfette, è la filosofia del Direttore della WA e guru spirituale, ma di fatto quello che a bordo della nave emerge non sono cicatrici battagliere e crepe colmate con polvere d’oro: solo il decadimento di un mondo che va avanti per inerzia e svela, senza l’epicità di un naufragio, l’ esausto galleggiare tra aria viziata di condizionatori e piscine coi filtri sfiniti.

È stato celebre, efficace, ovviamente divertentissimo Foster Wallace in Un cosa divertente che non farò mai più, cronaca ottenuta cucendo le corrispondenze per Harper’s Magazine, reportage umoristico su una settimana di crociera extra lusso ai Caraibi, «una settimana di Assolutamente Niente» dove codifica la flemma avida dei crocieristi americani, l’accudimento forzoso dell’equipaggio e l’industria delle crociere. Questo segmento economico in Italia oggi, come tutto , sbandiera di essere tornarto «ai livelli pre crisi» e intanto porta il Paese Bello al primo posto in Europa per inquinamento prodotto (così dal rapporto 2023 di Transport&Enviroment che segnala anche la buona notizia dello scivolamento di Venezia dal primo al 41° posto in classifica per presenza di inquinanti atmosferici delle navi grazie al divieto di accesso al porto, del 2021, per i colossi crociera ).

Nel libro di Lara Williams, seppure realistico nella descrizione dell’offerta ristorativa a bordo e di certe attempate turiste che hanno spocchia e convinzioni semipermanenti come lo smalto sulle unghie, la nave non è oggetto diretto di una critica antropologica ma lo scenario emblematico dove la scrittrice sviluppa il tema di un metaforico e universale mal di mare; la narrazione che esordisce con placidità da Banana Yoshimoto scivola dentro accenti e umori da racconto di fantascienza nella corrente alternata di cronache in mare e in terraferma, le seconde collegate alle rare e abbruttenti sortite di Ingrid in città portuali nei suoi giorni di libertà. Se Foster Wallace non scendeva affatto dalla nave, perché il terrore patologico di essere considerato un caprone carnivoro era più forte ancora dell’agorafobia, Ingrid si abbandona invece a gironi infernali molto onirici dentro i labirinti di ricordi e bisogno di zavorre. The Odyssey è il titolo originale del libro che in italiano è La Crociera come l’opera prima di Virginia Woolf, che a sua volta in inglese era The Voyage Out (e nella prima più sfrenata stesura Melynbrosia), romanzo di formazione fluttuante con protagonista la giovane Rachel Vinrace.

Gli Odìssei di tutto il mondo perlopiù usano l’acqua come strada per raggiungere regni e candidate spose, le donne come Ingrid e Rachel che si mettono in mare entrano in contatto col proprio mondo interiore, concedendosi l’unico lusso di prendere per un po’ per il naso quello esteriore.

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