Una sentenza della Corte costituzionale croata ha permesso a Branimir Glavaš di uscire dal carcere bosniaco dove scontava una pena per crimini di guerra. Martedì scorso il Tribunale di Zagabria ha tolto il mandato di cattura che gli impediva di fare ritorno in Croazia. E, alla fine, ieri è rientrato ad Osijek, accolto da più di duemila persone. Ecco questa storia particolarmente grave.

Branimir Glavaš, ex generale dell’esercito e un tempo uno dei più potenti politici della Croazia, condannato nel 2008 a dieci anni di reclusione per gravi crimini di guerra commessi a Osijek, è tornato in libertà a seguito di una decisione della Corte costituzionale croata.

Fino a tre giorni fa la sua libertà era limitata al solo territorio della Bosnia Erzegovina, paese dove stava scontando la pena. Martedì scorso, tuttavia, il Tribunale di Zagabria ha revocato il mandato di cattura nei suoi confronti, dando seguito alla decisione della Corte Costituzionale, e Branimir Glavaš potrà dunque rientrare in Croazia. E infatti ieri l’ex generale, puntuale è arrivato a Osijek ricevuto da una folla di veterani. La Corte suprema della Croazia, obbligata ora dalla decisione della Corte costituzionale a riaprire il caso, potrebbe confermare la precedente condanna, ma anche ridurla o aumentarla. Potrebbe inoltre ordinare al Tribunale della contea di Zagabria di avviare un nuovo processo, oppure annullare la sua sentenza e in questo modo assolvere Glavaš da tutte le accuse. La Corte costituzionale – dopo più di quattro anni trascorsi senza alcuna azione sul caso Glavaš – ha infatti ora stabilito che nel procedimento a suo carico ci sarebbero stati difetti procedurali che avrebbero violato i diritti dell’imputato.

Euforia, vendetta e paura

Alcuni giuristi da noi contattati ritengono che la Corte suprema probabilmente deciderà di confermare la decisione precedente (che nel frattempo era stata ridotta a otto anni di reclusione) o, nello scenario migliore per Glavaš, ridurre ulteriormente la pena al numero di anni già scontati in carcere: cinque.

La liberazione di Glavaš, e la possibilità che in un nuovo processo possa essere assolto da ogni accusa, ha suscitato reazioni opposte in Croazia, e soprattutto a Osijek.
Tra i suoi sostenitori (amici di guerra e membri del suo partito) si è diffusa una vera e propria euforia, ma anche un desiderio di vendetta. Sulla sua pagina Facebook, Glavaš ha pubblicato una fotografia di cinque persone impiccate, accompagnata dal testo dell’ottavo comandamento – «Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo» – aggiungendo che la punizione di Dio è arrivata per coloro che hanno violato i suoi comandamenti. In seguito si è scusato per tale comportamento ma il messaggio – molto chiaro – è ormai stato mandato.

Le famiglie delle vittime sono invece rimaste sconvolte dal fatto che Glavaš sia in libertà e che, in un nuovo processo, il sistema giudiziario croato potrebbe assolverlo da tutte le accuse. Ritengono che la giustizia in quel caso non sarebbe soddisfatta poiché, in caso di assoluzione, nessuno risulterà colpevole per i gravi crimini di guerra innegabilmente commessi.

I fatti

Nel 2008, insieme ad altri cinque membri dell’Esercito croato, Glavaš è stato accusato di crimini commessi nel 1991 contro civili, per la maggior parte appartenenti alla minoranza serba. Durante il processo, due di questi crimini sono emersi per la loro particolare crudeltà, i media li hanno definiti come il caso «Garage» e il caso «Nastro adesivo». Nel primo caso, i civili serbi venivano condotti nei garage situato a poca distanza dall’ufficio militare di Glavaš e in seguito interrogati, torturati, bastonati, alcuni anche costretti a bere l’acido solforico delle batterie delle auto. Il caso «Nastro adesivo» era invece relativo all’assassinio di civili serbi, portati nella cantina di una casa nel centro di Osijek dove, dopo essere interrogati e fisicamente torturati, venivano legati col nastro adesivo e in seguito portati sulle sponde della Drava per essere uccisi con un colpo alla nuca.

Il processo a Branimir Glavaš, e l’inchiesta che l’ha preceduto, si è svolto tra molte difficoltà. Glavaš e i suoi sostenitori, nonché gli avvocati che l’hanno rappresentato in tribunale, sostenevano che si trattava di un processo politico montato dietro il quale stava l’allora premier Ivo Sanader e il vertice del suo Hdz. Fino al 2005, Glavaš è stato uno dei più potenti politici in Croazia: generale dell’Esercito (il grado gli è stato cancellato dopo la condanna per crimini di guerra), più volte eletto al parlamento e inoltre prefetto di una circoscrizione. Tuttavia, la sua vera forza risiedeva nel fatto che era stato uno dei fondatori dell’Hdz di Franjo Tudjman, il partito che vinse le prime elezioni pluripartitiche nel 1990. In più, Glavaš è riuscito a costruire il mito di se stesso come comandante della difesa di Osijek al quale, più di tutti, si dovrebbe il fatto che la città non ha sperimentato il destino di Vukovar.

Tuttavia nel 2005 Glavaš è entrato in conflitto con Ivo Sanader e, insieme ai suoi collaboratori più vicini, è stato espulso dall’Hdz. Subito dopo ha fondato un proprio partito ottenendo i voti sufficienti per entrare in parlamento. Non molto tempo dopo, è stata avviata l’inchiesta sui crimini di guerra commessi a Osijek.

Nel maggio 2008, dopo essere stato condannato a 10 anni di carcere, Glavaš era fuggito in Bosnia Erzegovina dove viveva tranquillamente in una casa di famiglia fino al 2010 quando, in base ad un accordo vigente tra Croazia e Bosnia, venne incarcerato e iniziò a scontare la pena comminata nel carcere di Zenica. A breve riuscì poi ad essere trasferito nel carcere di Mostar, dove ottenne un trattamento meno duro e nel quale rimase fino al 20 gennaio scorso, quando la Corte costituzionale croata gli ha di fatto restituito la libertà.

Verso l’assoluzione totale?

Nel frattempo, la Corte suprema gli aveva ridotto la pena da dieci a otto anni. Mentre si aspettava la decisione della Corte costituzionale, la Croazia è stata scossa dallo scandalo riguardante un presunto tentativo dei sostenitori di Glavaš di corrompere alcuni giudici. Tre persone tra i suoi sostenitori sono state condannate, ma l’indagine non ha mai rivelato chi erano i giudici coinvolti.

La stessa Corte suprema adesso dovrebbe avviare la revisione del caso. Date tutte le peripezie legate all’inchiesta e al processo a Branimir Glavaš, nonché quanto accaduto dopo la pronuncia della sentenza di primo grado, tutte le opzioni restano aperte, inclusa la possibilità che Glavaš venga assolto da ogni accusa.

* Osservatorio Balcani e Caucaso