La consigliera di Tria fa un passo di lato. M5S non si accontenta
Non si ferma l’offensiva dell’M5S contro il ministro Tria. Reclamarne la testa ora non è possibile: lo spread s’impennerebbe un minuto dopo le dimissioni. Ma l’assedio è stringente e a […]
Non si ferma l’offensiva dell’M5S contro il ministro Tria. Reclamarne la testa ora non è possibile: lo spread s’impennerebbe un minuto dopo le dimissioni. Ma l’assedio è stringente e a […]
Non si ferma l’offensiva dell’M5S contro il ministro Tria. Reclamarne la testa ora non è possibile: lo spread s’impennerebbe un minuto dopo le dimissioni. Ma l’assedio è stringente e a essere presa di mira è la principale collaboratrice di Tria, Claudia Bugno. Non è bastata la sua decisione di rinunciare all’incarico nel board dell’azienda partecipata Stm, che secondo i 5S, ispirati dal Fatto e dalla Verità, avrebbe costituito plateale conflitto di interessi, per entrare invece nel consiglio dell’Agenzia spaziale senza dover rinunciare al ministero. I pentastellati vogliono le sue dimissioni. Lo fanno trapelare le classiche «fonti». Lo conferma la viceministra Castelli: «Sono emerse vicende in contrasto con lo spirito del governo».
I capi d’accusa sono molto aleatori: l’assunzione del figlio della moglie di Tria in un’azienda di cui il marito della consigliera è ad, l’aver fatto parte del cda di Banca Etruria con tanto di multa di 121mila euro, sentenza che peraltro Bugno ha impugnato; un presunto eccessivo attivismo nella vicenda Alitalia. Difficile dubitare che nel mirino ci sia in realtà il ministro, che cerca di tenere duro. Ma soprattutto ci sono le esigenze di una campagna elettorale che i 5S hanno deciso di giocare tutta in attacco, in particolare contro quella parte del governo, la Lega ma anche Tria, nella quale non si riconoscono.
La Lega non spalleggia i soci, anche se non esclude di poterlo fare. In realtà Salvini non ha alcuna intenzione di appoggiare l’attacco contro Tria: è deciso a difendere il ministro che, negli equilibri altalenanti del governo, è oggi considerato più affidabile dei pentastellati. Però anche lui vuole a tutti i costi che nel decreto crescita ci siano i rimborsi per i risparmiatori truffati. Per ora quel passaggio non c’è: vanno ancora risolti nodi tecnico-politici, soprattutto con la Ue che potrebbe considerare il rimborso «aiuto di Stato», anche se il precedente del salvataggio Tercas nel 2013 offre un’arma preziosa al governo italiano.
«Tria deve stare tranquillo, non dico sereno… e continuare a fare il ministro. Poi da ministro ho tutto diritto di dire sbrigatevi a firmare il decreto per i truffati delle banche», insiste Di Maio da Floris. Alla fine, soprattutto se i rimborsi entreranno nel decreto, è probabile che i 5S si accontentino della rinuncia di Bugno a Stm senza puntare i piedi per ottenerne lo scalpo. Ma la tensione con un comprensibilmente molto irritato Tria è destinata comunque a restare altissima.
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