Cultura

La competenza non è politica

La competenza non è politicaGiulio Paolini, Maxxi, foto Reuters

Beni culturali Alla vigilia di Natale, Franceschini ha assegnato i posti di comando delle sue direzioni generali. Al contemporaneo ha silurato Francesco Prosperetti per insediare Federica Galloni. Se ne sta occupando il Tar. Il 9 gennaio uscirà invece il bando per i musei

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 7 gennaio 2015

È consuetudine dei politici e ministri più navigati attivarsi per fare le nomine degli uffici a loro sottoposti in giorni festivi. Spesso, le «manovre» si compiono in pieno agosto. Al ministero per i beni culturali, invece, è successo alla vigilia di Natale, prima del cenone.

Così la «rivoluzione» acclamata di un dicastero, recepito dai più come mummificato e polveroso, ha mostrato il suo vero volto e fatto sussultare sulla sedia più di un «tecnico» del settore. Perché se la «ricetta Franceschini» per rilanciare il patrimonio italiano era stata giudicata spregiudicata e al peperoncino (separazione di tutela dalla valorizzazione come punto primo e fondante di una nuova visione che metteva all’angolo i sovrintendenti e il loro potere, autonomia dei grandi musei come volano economico e turistico), non altrettanto lo sono state le nomine, che sono invece rientrate nel vecchio, vecchissimo gioco delle poltrone inamovibili.

Nove le direzioni che hanno ufficializzato le loro «teste», fra cui svettano alcune presenze statuarie. Per esempio, quel Salvatore Nastasi, ex capo di gabinetto di molti ministri nonostante la giostra del cambio politico al governo, direttore generale dello Spettacolo dal vivo che viene riconfermato: ha resistito a ogni rovescio di fortuna e ha in mano l’elargizione dei fondi per la cultura, un vero super-manager senza contendenti. Tra i movimenti bizzarri, si segnala poi Famiglietti all’Archeologia: esce dagli uffici amministrativi e non ha nulla a che vedere con scavi e siti.

ue le esclusioni «dovute»: si eclissa dall’organico di vertice del ministero (era responsabile della Valorizzazione), Anna Maria Buzzi: ha il difetto di essere la sorella di Salvatore Buzzi, protagonista eccellente di Mafia Capitale; esce di scena anche Carla Di Francesco, indagata dopo il terremoto emiliano (con l’accusa di abuso d’ufficio: avrebbe firmato autorizzazioni per incarichi di restauro di immobili favorendo lo studio del suo compagno). L’unico, invece, ad essere stato silurato senza motivo è Francesco Prosperetti, candidato alla direzione generale per l’Arte e l’Architettura contemporanea. Dirigente di prima fascia, viene «scalzato» incomprensibilmente da una funzionaria di seconda fascia, Federica Galloni, che al suo attivo ha già due casi imperdonabili: l’ascensore orrendo dell’Altare della patria e lo stop al progetto di William Kentridge sul Tevere.

Oggi si saprà se la nomina verrà sospesa (se ne sta occupando il Tar), mentre in rete circola un appello a favore di Prosperetti che conta centinaia di firmatari. «Se un ministro vuole fare la rivoluzione, non può mettere da parte la competenza… Lo dico anche come cittadino. Franceschini ha rimesso in piedi il contemporaneo, cancellato da Bondi, ma poi deve saper scegliere ai posti di comando», afferma amareggiato Prosperetti. «Il sospetto – continua – è che il lavoro tecnico se lo voglia riservare la politica, non guardando ai migliori e confermando che il ministero è un meccanismo ormai inceppato. In realtà, va riformato a partire dalle persone. Mettiamoci tutti d’accordo: il Mibact non è preposto solo al controllo poliziesco della tutela, ma pure alla promozione attiva del patrimonio. Bisogna, però, saperlo fare».

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