La colomba dei Cymande
Storie Un docufilm, presentato a Torino, riporta l'attenzione sulla band inglese di origini caraibiche. Negli anni Settanta sono stati tra i gruppi di punta della scena nyah rock britannica
Storie Un docufilm, presentato a Torino, riporta l'attenzione sulla band inglese di origini caraibiche. Negli anni Settanta sono stati tra i gruppi di punta della scena nyah rock britannica
Getting it Back: The Story of Cymande del regista Tim MacKenzie-Smith (recentemente presentato al festival Seeyousound di Torino) è un documentario che riporta l’attenzione su un nome pressoché sconosciuto in Italia ma, in generale, altrettanto trascurato, pur essendo stato seminale per la musica in inglese degli anni Settanta.
Nati a Londra nel 1971, sono i figli putativi delle prime migrazioni caraibiche verso l’Inghilterra, iniziate simbolicamente con il famoso viaggio della Empire Windrush, la nave che il 22 giugno 1948 sbarcò 492 passeggeri (ufficiali, più, si presume, qualche clandestino) in arrivo da Giamaica e dintorni (le West Indies, come erano soprannominate ai tempi le colonie inglesi nei Caraibi). La Gran Bretagna post guerra mondiale aveva bisogno di manodopera volenterosa, giovane e a basso costo e per questo migliaia di migranti arrivarono con la certezza di spostarsi semplicemente da una parte all’altra del regno britannico. Lo scopo diffuso era di guadagnare un po’ di soldi e tornare nelle proprie terre a proseguire una vita più dignitosa.
La delusione fu drammatica. Sfruttati, discriminati per il colore della pelle, relegati in case malsane, in quartieri fatiscenti, esclusi dalla società, paria, reietti, rifiuti. Devastati moralmente, compromessi fisicamente da un clima antitetico a quello in cui erano nati, i nuovi cittadini in terra inglese si riorganizzarono lentamente in comunità culturalmente e socialmente autogestite, da cui incominciarono faticosamente a uscire anche i primi semi di una nuova dimensione artistica. Negli anni Sessanta gruppi come Jimmy James and the Vagabonds, in chiave r&b, Millie Small in veste ska o Kenny Lynch (figlio di genitori delle Barbados e Giamaica, il primo a registrare una cover di Lennon e McCartney, Misery che i Beatles inserirono solo successivamente nel loro primo album Please Please Me.
Divenne poi attore e presentatore e comparve sulla copertina di Band on the Run degli Wings di Paul), le oscure Sugarlumps (uno dei primissimi gruppi all black femminili in Uk), furono tra le prime, rare, avvisaglie della presenza della comunità nera caraibica in Gran Bretagna. Anche se il primo nome a sbancare le classifiche fu quello degli Equals dell’anglo guyanese Eddy Grant (poi arrivato di nuovo al successo in chiave solista), band mista che con Baby Come Back e I Get so Excited trovò successo e notorietà.
UNA NUOVA REALTÀ
Andò meglio nei primi anni Settanta con The Real Thing o gli Hot Chocolate (con il loro grande successo You Sexy Thing), band con componenti nati in Giamaica, Trinidad, Bahamas, Grenada, con il reggae degli emigrati giamaicani Cimarons e dei Matumbi di Dennis Bovell, grande produttore, poi a fianco di Linton Kwesi Johnson. Dopo la seconda metà degli anni Settanta Aswad, Steel Pulse, Misty in Roots crearono le basi per una scena British Reggae, il ritorno dello ska con Specials, Madness, Selecter, The Beat, rese la black music britannica una realtà consolidata. «Abbiamo rifiutato la cautela e la moderazione che i nostri genitori avevano in un ambiente razziale ostile.
Eravamo la generazione ribelle: il reggae ci ha fornito la nostra identità» (Linton Kwesi Johnson). «Ciò di cui cantavamo era la nostra esperienza a Londra. La gente copiava la Giamaica ma non raccontava la propria storia» (Brinsley Forde degli Aswad).
In questo contesto si inserisce alla perfezione l’esperienza dei Cymande e il loro nyah rock, come essi stessi chiamavano quello strano mix di calypso, funk, soul, afro sound, reggae e, non di rado, pennellate jazz e umori latin. «Eravamo tutti caraibici, quindi le influenze erano più o meno le stesse, anche se c’erano piccole variazioni perché alcuni membri provenivano dalla Giamaica, altri come me e Patrick dalla Guyana e da St. Vincent. Peter Serreo, lui è di Trinidad, quindi avevamo elementi diversi ma venendo tutti dalla regione dei Caraibi, c’era connessione con la musica» (Steve Scipio, bassista e fondatore della band). La band operò inizialmente dal 1971 al 1974, lasciando tre album, varie soddisfazioni a livello di critica e di pubblico ma con scarso riscontro commerciale, vittime di un momento sonoro in cui a dominare i gusti degli adolescenti erano il funk più danzereccio ma soprattutto glam, hard rock e progressive. Il primo omonimo album – del 1972, prodotto dal loro scopritore John Schroeder -, li porta nelle classifiche inglesi e americane e anche in tour con il soulman Al Green. Un disco immediato e urgente, bissato l’anno successivo da Second Time Round, più sofisticato e curato e dall’altrettanto buono Promised Heights del 1974. Meno ispirato Arrival registrato poco prima dello stop ma pubblicato solo nel 1981.
MESSAGGIO PACIFISTA
La band porta avanti un messaggio prevalentemente pacifista (simboleggiato da una colomba che appare costantemente nelle grafiche dei loro dischi) ma non risparmia brani con connotazioni politiche e sociali. «Abbiamo il nostro simbolo su tutte le copertine degli album. Significa pace e amore, che era il tipo di messaggio che stavamo cercando di trasmettere in quel momento. Quel simbolo, e la scelta del nome, avevano anche una connessione caraibica perché la parola Cymande era usata in un antico calypso caraibico e significava pace e amore.
Abbiamo preso quella parola. Ci piaceva il suono ed era così connesso. Ci è piaciuta la colomba che si collegava bene anche con il messaggio di pace e amore» (Steve Scipio). Nel 1974 decidono di fermare il pur interessante percorso della band. «Non ci siamo sciolti, diciamo che abbiamo tolto la band dalla circolazione, subito dopo essere tornati dagli States e aver fatto due tour ben accolti, comprese le esibizioni al mitico Apollo Theatre (il tempio della black music americana ai tempi, ndr). Penso che siamo stati la prima band nera del Regno Unito, a suonarci. È stato un bel risultato e ne eravamo molto orgogliosi. Dopo averlo fatto, l’idea di tornare nel Regno Unito e non essere apprezzati dall’industria discografica non aveva senso. Sentivamo che era necessario restare al livello che avevamo raggiunto oppure fermarci per un po’ e vedere cosa sarebbe successo e intraprendere una linea di condotta diversa. Dopo aver fatto certe cose, non dovresti tornare indietro. Dovresti provare ad andare avanti. C’era anche l’idea che forse avremmo dovuto semplicemente provare a restare in America e lavorare nel circuito americano. Ma eravamo tutti padri di famiglia. Le nostre vite erano qui in Inghilterra e avevamo la consapevolezza che non potevamo ricominciare e farci una vita in America».
La band dunque si prende una lunga pausa ma saranno gli anni Ottanta a riportare l’attenzione sui Cymande quando i loro brani incominciano ad essere suonati nelle serate acid jazz e vari nomi del rap americano ne campionano i groove, dai De La Soul agli EPMD, KLF, perfino i Fugees. Nel 1994 Spike Lee inserisce la loro Bra nel film Crooklyn. Nel 2012, alla fine, vari membri della band originale (alcuni dei quali avevano abbracciato altre fortunate carriere di avvocato e giudice) si riuniscono in una nuova incarnazione, ricominciano a calcare i palchi di Europa e States, incidono un nuovo, discreto, album. La band è tuttora in attività con date in Inghilterra e brevi tour in Europa. «Uscimmo di scena con i Cymande nel 1975. Dico spesso che l’industria musicale britannica non ha tempo per la musica nera e ancor meno per i musicisti neri. Ora abbiamo riportato in vita il gruppo e speriamo di poter fare rialzare l’attenzione verso il gruppo e il nostro messaggio perché questo è il nostro principio, il nostro orgoglio e la nostra passione» (Steve Scipio).
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