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La cittadinanza tolta agli adolescenti

Verità nascoste La cittadinanza in una democrazia nessuno ha il diritto di toglierla, senza distruggere in modo irreparabile il significato stesso del cittadino e trasformare tutti in sudditi di un regime oligarchico, prepotente

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 23 marzo 2019

È passato poco tempo da quando Aldo Masullo ci ha commosso tutti con una sua poesia. Parlava di un quattordicenne migrante annegato nel mare reso inospitale dai nostri cuori inariditi. Portava, cucita addosso, la sua pagella di scuola: l’unico passaporto che riteneva valido per il nostro mondo, da lui supposto come mondo di cultura. Ciò che ad una certa età può apparire come tremenda ingenuità, nell’adolescenza mette in scena l’avvenire di una passione per la vita e la cultura che non ha bisogno di poggiare su ragioni obiettive. Essa è espressione di verità nella forma più spontanea e viva.

Due settimane fa Ginevra Bompiani in un bell’intervento su questo giornale, ha affidato simbolicamente le nostre speranze alla sedicenne svedese Greta Thumberg, migrante volontaria che gira il mondo per perorare la causa della difesa del nostro ambiente. Aldo Masullo e Ginevra Bompiani vedono nel futuro da noi riservato agli adolescenti, che stanno raccogliendo il testimone caduto dalle nostre mani distratte, la posta in gioco che deciderà il nostro destino. In due aree decisive per noi: la cultura e l’ambiente.

Ciò che ci chiedono le ragazze e i ragazzi, non sono beni di consumo, né strumenti tecnologici di distrazione dalla vita, ma spazi aperti di condivisione delle loro esperienze, vie di comunicazione libere dal conformismo, relazioni di scambio libere da pregiudizi. Vogliono un mondo abitabile, vivibile, odiano la corruzione, l’inquinamento dei luoghi, dei vissuti e dei pensieri, di cui si sentono, giustamente, le vittime più inermi. Cercano una conoscenza che dialoga con la profondità e l’intensità dei loro sentimenti, mentre si sentono conformati a un sapere cinico. Portatori di speranze indomite, sono esposti alla confusione e a deragliamenti violenti, sempre più spesso rischiano la morte. Che nascano cittadini di un paese o apolidi, sentono il terreno sotto i loro piedi molto precario.

Shamina Begum, una giovanissima cittadina britannica che quattro anni fa, all’età di 15 anni, ha lasciato il suo paese per unirsi agli integralisti dell’Isis, ha chiesto di tornare a casa per potere prendere cura adeguata del suo bambino da poco nato. Il governo britannico ha risposto togliendole la cittadinanza. Il bambino è morto nel campo dei senza terra e diritti in cui viveva con la madre.

La possibilità di togliere la cittadinanza può far parte dell’ordinamento giuridico, ma non di uno democratico, civile. La democrazia può avere un futuro solo se supera il suo limite storico della distinzione tra cittadini e non cittadini. Tuttavia, anche all’interno di questo limite, un paese democratico non può togliere la cittadinanza a chi già ce l’ha: questo è incompatibile con la sua natura. Se un cittadino ha violato, tradito le regole del suo paese, può essere processato.

La cittadinanza in una democrazia nessuno ha il diritto di toglierla, senza distruggere in modo irreparabile il significato stesso del cittadino e trasformare tutti in sudditi di un regime oligarchico, prepotente.

Non è affatto privo di valore simbolico che l’atto di prepotenza è stato compiuto contro un’adolescente smarrita. Si sta togliendo agli adolescenti il loro diritto di abitare il mondo contestandoci e non ha nessuna importanza se lo fanno per le giuste ragioni o per quelle sbagliate, se lo fanno fidandosi, anche troppo, della nostra responsabilità o fidandosi per niente. La democrazia non la salveranno gli adolescenti, ma se essa non saprà ascoltarli, se pensa di poterli educare ai suoi valori senza ascoltare la loro passione e le loro ragioni che fanno a meno del realismo (servo di ogni padrone), sprofonderà nelle sue illusioni.

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