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La chitarra in giallo

La chitarra in gialloLa Old Yellow

Miti/L'incredibile storia della Old Yellow, strumento amato e corteggiato dalle rockstar Succedeva da Manny's, uno dei rivenditori storici di strumenti a New York. Le uniche sei corde del negozio «autorizzate» dal proprietario per testare amplificatori e effetti sonori. George Harrison chiese di acquistarla e gli fu detto di no

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 13 aprile 2019

Un giorno di 55 anni fa i negozi di chitarre negli Usa si trovarono improvvisamente a corto di strumenti. L’8 febbraio 1964 i Beatles avevano debuttato di fronte al pubblico televisivo statunitense partecipando all’Ed Sullivan Show, il popolarissimo spettacolo del canale Cbs . Nel giro di pochi giorni ci fu una corsa all’accaparramento.
Ogni adolescente maschio doveva avere uno strumento in mano per emulare quei quattro ragazzi che stavano conquistando il mondo e il cuore di tutte le adolescenti. La chitarra elettrica era diventata status symbol e vessillo di libertà.
L’unico mezzo per far parte di una rivoluzione che si chiamava rock’n’roll. Non era una spesa da poco, per portarsi a casa una chitarra elettrica appena passabile ai tempi la spesa minima era di quasi 55 dollari, corrispondente a circa 450 dollari di oggi.
PUNTO CALDO 
Uno dei punti più caldi di questa rivoluzione era a New York in una parte della 48esima strada ovest tra la Sesta e la Settima Avenue. Qui si erano concentrati i negozi di musica che nutrivano i sogni di giovani alle prime armi, ma anche lo spirito creativo di artisti affermati. In quella che venne chiamata «Music Row» (la corsia della musica) un negozio in particolare era punto d’attrazione della nuova passione per il sound elettrico di quella che di lì a poco sarebbe stata battezzata la British invasion: Manny’s Music.
Fondato da Manny Goldrich, il negozio era nato negli anni ’30 come una piccola bottega di strumenti a fiato, aveva però saputo riadattarsi a mode e tendenze fino a diventare un luogo di culto e rifugio di intenditori e appassionati. Negli anni ’50 il modesto punto vendita degli inizi si era allargato a tutto il palazzo. La Beatlemania fece il resto. Nel 1969 il negozio si ingrandì ulteriormente trasferendosi in a un altro indirizzo della West 48th Street. Intanto il fondatore Manny, scomparso nel 1968, aveva già passato il testimone ai figli Henry e Helen. Uno dei motti del posto era un perentorio «se lo provi, te lo compri». Gli strumenti erano visti e piaciuti e non si potevano collaudare in negozio a meno che non ci fosse la seria intenzione di aprire il portafoglio. Tuttavia, per consentire ai musicisti di provare le apparecchiature e gli accessori era utilizzabile una chitarra gialla che divenne ben presto nota come Old Yellow, uno strumento a disposizione di tutti e che ovviava alle restrittive politiche sulla merce in vendita.
La «vecchia gialla» passò così di mano in mano e fu imbracciata dalla eterogenea popolazione che frequentava nel corso degli anni il negozio. E che popolazione: dai Beatles agli Who, da Jimi Hendrix a Clapton, dai Grateful Dead ai Byrds.
Negli anni più scintillanti del negozio Henry Goldrich faceva gli onori di casa, ma le star erano clienti come gli altri. Hendrix era uno dei più affezionati. Si dice che a Woodstock suonò con i plettri marchiati Manny’s. A testimoniare la sua fedeltà anche alcune ricevute, oggi cimelio prezioso dei collezionisti, che attestano che tra il settembre e il novembre 1969 spese 15mila dollari odierni in apparecchiature e accessori; nella lista della spesa un synth per chitarra, una Gibson Les Paul, un amplificatore Fender Twin Reverb e tra le altre cose, curiosamente, una raganella (lo strumento in legno detto anche tric-trac). Il figlio di Henry, Ian ha ricordato così quel periodo: «Mio padre trattava i musicisti come tutti gli altri. Non li idolatrava. Ma allo stesso tempo teneva alla larga i fan quando entravano e i dipendenti avevano la consegna di non chiedere autografi. Entrava Pete Townsend e Henry diceva, ’Hey Pete devi vedere questa chitarra!’, ma non diceva cose del tipo, ’È grandioso vederti!’. Era incredibile pensare quante star passassero ogni giorno da lì».
FOTO E AUTOGRAFI
Ma alla fine un autografo (al proprietario) lo lasciavano e le foto con la firma finivano per decorare, a decine, le pareti del negozio. Intanto la chitarra gialla era quotidianamente nelle mani di un mito della musica o di un semplice avventore, sempre pronta all’occorrenza per qualche collaudo di accessori come pedaliere o amplificatori o per qualche improvvisazione. Non era uno strumento particolarmente prestigioso, era un modello Danelectro Shorthorn, probabilmente acquistato in qualche mercatino per pochi dollari e ridipinta di un colore giallo brillante.
«Mio padre – ha ricordato Ian Goldrich – aveva capito che era una chitarra che suonava bene, non aveva pagato praticamente nulla per averla e non aveva quindi interesse a venderla. E quando tutti volevano provare qualche accessorio, non voleva che si usassero delle Stratocaster nuove. Tutti dovevano passare dalla Old Yellow». La regola valeva per l’ultimo arrivato come per la rockstar. Da Manny’s Music i clienti erano tutti uguali e non sempre avevano ragione. Per il suo alone di leggenda e per la sua politica un po’ ruvida, era un posto che sapeva mettere soggezione. Già alla fine degli anni ’60 la chitarra gialla era un oggetto di culto. Leggenda narra che un giorno, probabilmente a metà degli anni ’70, nel negozio si trovarono George Harrison, Paul McCartney, Bob Dylan e John Sebastian dei Lovin’ Spoonful e a turno si misero a suonare lo strumento. Harrison alla fine cercò di comprare il cimelio. Ma Henry Goldrich rifiutò deciso. L’ex Beatle era arrivato a offrire 200 dollari, tanto per l’epoca, ma probabilmente anche di fronte a una cifra ben più alta la risposta sarebbe stata la stessa. Pochi anni dopo, non si sa in che occasione, la chitarra cadde e la paletta si spezzò.
La Danelectro Shorthorn era diventata inservibile, aveva perso gran parte della sua vernice gialla, ma neppure un grammo della sua leggenda. Fu appesa a un muro e custodita dietro una vetrina di plexiglas, come una reliquia. E però il tempo è passato anche per Manny’s Music.
IL CONCORRENTE
Nel 1999 un concorrente, la catena Sam Ash, acquisterà il negozio e l’edificio che l’ospitava. Il marchio Sam Ash era comparso sulla 48esima strada ovest nel 1969 e pian piano si era allargato fino a rilevare i concorrenti. Manny’s Music resterà attivo fino al 2009 quando, complice l’imporsi del mercato online e la «gentrificazione» che ha cambiato il profilo di Manhattan alzando i prezzi e spazzando via i marchi storici della città, il negozio ha chiuso i battenti per sempre. La storica insegna che un tempo era l’orgoglio della «Music Row» è finita in un magazzino, finché il musicista Joe Bonamassa ha deciso di comprarla e farla esporre in un museo tutto dedicato alle chitarre, il Song Bird Museum di Chattanooga, Tennessee. La Old Yellow riposa oggi sempre a New York in un negozio della Sam Ash, che oggi è diventata l’unica e l’ultima catena di rivenditori di strumenti musicali a gestione familiare. Per chi non conoscesse la storia dello strumento una didascalia recita: «Questa chitarra ha visto più azione di un film di Quentin Tarantino». Si spera di trasferirla al museo della Rock ‘n’ roll Hall of Fame di Cleveland, destinazione che merita davvero.

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