La chiesa di strada ascolta le città ribelli del Brasile
Ordine e Caos L’appello di un teologo della liberazione ai movimenti e alle forze politiche per i beni comuni. Stretto collaboratore del teologo Hélder Câmara, Marcelo Barros chiede al governo federale, agli stati e ai municipi la creazione di «strumenti per il dialogo con la popolazione organizzata»
Ordine e Caos L’appello di un teologo della liberazione ai movimenti e alle forze politiche per i beni comuni. Stretto collaboratore del teologo Hélder Câmara, Marcelo Barros chiede al governo federale, agli stati e ai municipi la creazione di «strumenti per il dialogo con la popolazione organizzata»
Per chi desidera una società più giusta, è bello vedere i brasiliani occupare le strade non solo per celebrare il carnevale o commemorare le vittorie del calcio, ma anche per manifestare scontento per gli aspetti negativi che affliggono il paese. Nessuna persona sensata è comunque a favore del vandalismo e della violenza. E sembra che questi abusi siano stati commessi da individui e gruppi che non facevano parte delle manifestazioni.
La polizia ha reagito con estrema violenza, e questo ha provocato ancor di più il sentimento di rivolta dei manifestanti, che hanno più motivi per protestare. È ancora prematuro trarre conclusioni e comporre un’analisi completa di tutte le manifestazioni che si sono succedute. Ma si può dire che la società ha il diritto di manifestare la sua insoddisfazione ed esigere cambiamenti concreti per tutto quello che riguarda gli interessi della collettività. Chi governa ha ricevuto il mandato per dirigere questo paese, e deve al contempo informare in modo trasparente gli elettori. Rappresentarli non significa sostituirsi a loro e tanto meno ignorarli o disprezzare il sentimento popolare.
Le grandi manifestazioni in quasi tutte le città del Brasile rappresentano i livelli d’insoddisfazione che alcuni settori della società intendono esprimere nei confronti del governo del PT, del potere legislativo – sempre invischiato in casi di corruzione – e del potere giudiziario che è fin troppo compromesso con l’élite economica dominante. Lasciando da parte i programmi politici dei partiti e le posizioni ideologiche, è evidente che una gran parte della gioventù desidera che l’esercizio dell’autorità sia fatto in altri modi, mentre pretende coordinare tutto quello che è pubblico per amministrare il bene comune.
Le attuali istituzioni devono essere modernizzate per creare un tipo di democrazia più profonda e soprattutto popolare. In America latina, alcuni paesi come per esempio il Venezuela, l’Ecuador e la Bolivia hanno introdotto nuove costituzioni, con le quali la partecipazione popolare e l’esercizio della democrazia diretta sono stati legittimati senza escludere l’attuale sistema parlamentare. In questi paesi, la popolazione più povera ha capito che l’amministrazione pubblica ha creato meccanismi per aprire le strade della partecipazione oltreché per considerare le problematiche dei più poveri una priorità. Invece nel Brasile i progetti sociali realizzati sono sempre stati di emergenza. Motivo per cui la struttura del paese non è mai cambiata e per questo motivo il Brasile è una nazione dove le disuguaglianze sono le maggiori al mondo.La presidente Dilma Rousseff ha proposto la realizzazione di una Consultazione Popolare sulla possibilità di realizzare una nuova Assemblea Costituente con cui preparare la riforma politica, che è necessaria e urgente. I politici dell’opposizione hanno reagito con forza e le rivendicazioni dei manifestanti hanno in pratica ignorato questa proposta. Il che è abbastanza strano anche perché i manifestanti che hanno occupato le strade e le piazze del Brasile non accettano la partecipazione dei partiti politici e anc
In India, Mahatma Gandhi affermava che «coloro che rinnegano la politica hanno il diritto di escluderla, però costoro saranno sempre governati dai peggiori politici». Le manifestazioni realizzate in Brasile fanno ricordare quelle che, in passato, si sono sviluppate nell’Africa del Nord, in Spagna e altri paesi del mondo e che per non avere una coordinazione dei movimenti sociali con progetti chiari sono stati manipolati dalla destra. Per esempio, in Spagna, la protesta di migliaia di indignados ha avuto come risultato il ritorno della destra al potere. Nell’Africa del Nord, la primavera araba ha determinato la formazione di governi fondamentalisti e con una profonda fisionomia militarista. Sarà differente in Brasile? I giornali e le reti televisive brasiliane che hanno sempre ostracizzato qualsiasi tipo di manifestazione popolare, all’improvviso, hanno cominciato ad appoggiare e a fare aperta pubblicità delle manifestazioni e dei cortei che si svolgevano nelle differenti città del Brasile. Perché questo cambiamento?
È evidente che qualcosa di strano sta realmente succedendo, poiché ancora non è il tempo il cui il lupo va al pasto con l’agnello o il leone mangia l’erba con il vitello. Dio ha sempre voluto che le persone di buona volontà fossero anche attente a quello che succede. Infatti, tutti hanno il diritto di manifestare la propria insoddisfazione per le cose sbagliate che ancora esistono in questo paese. È giusto esigere che il governo federale, quelli degli stati e dei municipi creino strumenti per il dialogo con la popolazione organizzata. È opportuno mostrare la forza della mobilitazione, non solo per criticare quello che non si vuole, ma, soprattutto per affermare quello che si propone. Non si deve però scambiare una democrazia – anche se imperfetta e con difetti – con il caos.
Non lasciatevi strumentalizzare dai politici di sempre, i movimenti sociali organizzati e i rappresentanti della società civile, le associazioni di quartiere fino ai partiti politici devono considerarsi convocati per fare parte e promuovere l’evoluzione delle proposte per la costruzione di un Brasile più giusto ed egualitario. Per chi è cristiano, quanto più ampio è l’esercizio della cittadinanza, maggiore sarà la testimonianza per la realizzazione del progetto divino nel mondo: un amore divino che non rimane chiuso in noi stessi, ma che si riflette nelle strade e nelle piazze del paese quando lottiamo per la pace e la giustizia in modo pacifico.
* Monaco benedettino brasiliano, autore de Il Vangelo che libera (Emi, 2012).
traduzione H. De Figuereido
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