La chiamiamo Terra, ma è un Oceano
Avrebbero dovuto chiamarlo Oceano e non Terra, il nostro pianeta, perché gli oceani e i mari occupano più dei due terzi della sua superficie, il doppio della superficie delle terre […]
Avrebbero dovuto chiamarlo Oceano e non Terra, il nostro pianeta, perché gli oceani e i mari occupano più dei due terzi della sua superficie, il doppio della superficie delle terre […]
Avrebbero dovuto chiamarlo Oceano e non Terra, il nostro pianeta, perché gli oceani e i mari occupano più dei due terzi della sua superficie, il doppio della superficie delle terre emerse. I tre grandi oceani, Indiano, Pacifico e Atlantico, contengono 1400 milioni di miliardi di metri cubi di acqua, con una profondità media di 3800 metri, nella quale si trovano disciolti 50.000 miliardi di tonnellate di sali (prevalentemente cloruro di sodio, ma anche due milioni di tonnellate di oro) e in cui si trovano circa 4 miliardi di tonnellate di esseri viventi. Gli oceani sono un grandissimo collettore di energia solare; ogni anno l’energia solare che raggiunge gli oceani è cinquemila volte più grande di tutta l’energia che gli umani ottengono bruciando carbone, petrolio, gas naturale e dalle centrali nucleari e idroelettriche. L’acqua superficiale più calda degli oceani delle zone tropicali si miscela per convezione con quella fredda delle zone artiche; si creano così delle grandi correnti grazie alle quali l’acqua oceanica calda delle zone tropicali riscalda le terre artiche e l’acqua oceanica, raffreddata dalle zone artiche, porta fresco alle zone tropicali. Ci voleva una bella fantasia per organizzare un simile condizionatore d’aria naturale planetario. Gli oceani sono anche un gigantesco distillatore di acqua; l’energia solare, scaldando gli strati superficiali degli oceani fa evaporare una parte della loro acqua: 430 mila miliardi di metri cubi all’anno; il vapore acqueo si disperde nell’atmosfera e, quando raggiunge gli strati freddi o viene a contatto con la cima delle montagne, ritorna allo stato di acqua liquida priva di sali e ricade sotto forma di pioggia, neve, grandine, in parte sugli oceani stessi, in parte, un po’ di più, sulle terre emerse. Il flusso delle acque dei fiumi riporta negli oceani l’acqua in accesso caduta sulle terre emerse. In questa maniera la massa degli oceani è costante. Fino a un certo punto; da quando è cominciato il grande riscaldamento globale, cioè da quando la temperatura media del pianeta è andata aumentando a causa dei gas serra immessi nell’atmosfera dalle attività umane, si sta osservando lentamente la fusione di una parte dell’acqua solida, priva di sali, dei grandi ghiacciai polari o montani che va ad aggiungersi all’acqua salina degli oceani con un piccolo, ma apprezzabile aumento del livello medio degli oceani, alcuni centimetri ogni dieci anni. Il contatto fra oceani e atmosfera lava via dall’atmosfera di una parte dei suoi gas inquinanti, come l’anidride carbonica; questa depurazione” fa però aumentare l’acidità degli oceani con danni ad alcune forme viventi come i coralli. Gli oceani sono la più grande via di comunicazione, in passato delle persone e delle merci, oggi praticamente soltanto delle merci; ogni anno circa ventimila miliardi di tonnellate di petrolio, carbone, minerali, cereali, legname, sono trasportati per questa strada. Vorrei finire con una modesta proposta ai genitori; quando i vostri figli cominciano la scuola regalategli un mappamondo, sapete, quelle palle su cui sono disegnati oceani e continenti, e guardatelo con loro; si vede subito quanto siano piccoli e insignificanti, su scala planetaria, le grandi potenze del mondo, una virgola o un segnetto sul mappamondo; gli stessi grandi mari, come il Mediterraneo o il Mar Nero, appaiono come piccoli laghi, davanti alla maestà degli oceani. È una bella lezione per stemperare l’arroganza con cui ci comportiamo fra di noi e nei confronti della natura.
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