Lavoro

La Cgil e la sfida digitale: «Serve partecipazione»

La Cgil e la sfida digitale: «Serve partecipazione»Un lavoratore di un'azienda hi-tech

Sindacato e Rivoluzione Tecnologica Seminario a Corso Italia con le esperienze positive di contrattazione di anticipo e territoriali. Hanno parlato i 'papabili Martini Landini e Colla

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 23 marzo 2018

Il sindacato davanti alla rivoluzione tecnologica digitale. Da una parte Industria 4.0 che cambia faccia alle fabbriche ridisegnate per prodotti personalizzati ideati da ingegneri-filosofi pagati non per la quantità di lavoro ma per i progetti che sfornano e passano a operai iperformati. Dall’altra il 10 per cento dei posti di lavoro che l’Ocse stima spariranno e il 30 per cento che cambieranno ma sono a rischio per le basse competenze richieste in una dicotomia sempre più evidente nel mondo del lavoro.
La Cgil si interroga su come tenere assieme i lavoratori e la risposta lanciata è la codeterminazione: contrattare in anticipo e dal basso le condizioni favorevoli all’innovazione senza lasciare indietro nessuno.

Il seminario di ieri mattina a Corso Italia ha visto un alternarsi fra pareri di sindacalisti, professori e esperienze sul campo: le multinazionali 3M e Sorin che dovevano licenziare e invece grazie alla formazione hanno cambiato le competenze dei lavoratori; gli esempi di Ima a Bologna e ex Pignone a Firenze che garantiscono l’innovazione finanziando la filiera dei fornitori e – infine – la contrattazione di territorio che nelle Marche ha permesso l’innovazione dei distretti e in Abruzzo quella della componentistica nell’automotive del Chietino.
I tre segretari confederali – e papabili (insieme a Serena Sorrentino) per la successione a Susanna Camusso – si sono divisi i compiti. Franco Martini nell’introduzione ha ricordato «i 1.600 accordi aziendali e i 150 territoriali sottoscritti dalla Cgil», proposto «la formazione, l’apertura al cambiamento con saperi ibridi per evitare la polarizzazione del lavoro» e annunciato «un progetto nazionale sul tema della partecipazione, un investimento formativo per i nostri dirigenti, un forte investimento nella sperimentazione per mantenere i diritti dei lavoratori in una co-determinazione diffusa», ha chiuso Martini.

Poi è toccato a Maurizio Landini sottolineare come «gli esempi virtuosi sono pochi e né il sindacato è pronto ad una contrattazione di questo tipo né le imprese sono per la partecipazione. Anzi, puntano al rapporto diretto con i lavoratori, con i team leader che hanno sostituito i delegati sindacali, e sulla contrattazione aziendale, non sulla co-determinazione. Noi dobbiamo invece rivendicarla, ma per farlo dobbiamo cambiare la nostra organizzazione puntando a rappresentare tutti i lavoratori», ha concluso Landini.

A tirare le fila della discussione è stato Vincenzo Colla: «La Cgil è sempre stata capace di gestire l’innovazione, da Di Vittorio in poi, quando i trattori entrarono nei campi. La tecnologia ha una velocità spiazzante e pone il tema della rappresentanza. C’è però un vuoto drammatico di pensiero, di politica e di sinistra che solo il protagonismo delle forze sociali iniziato con l’accordo con Confindustria e una legge sulla rappresentanza può colmare. Per garantire anche ai lavoratori della filiera un futuro dignitoso serve un sistema territoriale bilanciato per dare formazione grazie ad un istruzione pubblica orientata».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento