Esiste una incompatibilità strutturale fra l’universo femminile e quello penitenziario, tradizionalmente restio a lasciarsi contaminare da qualsiasi elemento estraneo alla sua, presuntivamente ritenuta naturale, ruvidezza maschile. Incompatibilità del resto facilmente rinvenibile nella storia più o meno recente dell’istituzione carceraria anche (e per certi versi, diremmo, soprattutto) del nostro Paese. Dopo l’unità d’Italia, in materia carceraria furono discussi, e solo raramente varati, diversi progetti di riforma, per giungere fino all’approvazione del regolamento generale degli stabilimenti carcerari e dei riformatori governativi del 1891, che rappresentò il testo base delle istituzioni penitenziarie di una Italia neoliberale ma poco liberatoria: cubicoli ristrettissimi destinati alla...